martedì 11 aprile 2023

Istantanee: il diario del mio viaggio in Azerbaijan e Turchia

AZERBAIJAN E TURCHIA (1-27 AGOSTO 2022)
Il nuovo aeroporto di Istanbul è più grande di quanto l'umana immaginazione possa concepire: per andare da un terminal a un altro ti ci vuole un pomeriggio.
azerbaijan diario di viaggio
baku vecchia e nuova
Poi sul volo successivo mi sono ritrovato in mezzo a una nazionale di volley danese (forse juniores?), tutti lungagnoni che occupavano spazio, anche l'unica ragazza del gruppo che mi superava di almeno mezza testa (che poi chissà perché c'era una ragazza...era sicuramente un'atleta, che ci faceva in una squadra maschile?).
Divagazioni a parte però, sono arrivato a Baku.
Finalmente sono tornato fuori dal continente europeo.
La capitale dell'Azerbaijan si mostra come una città moderna e "col soldo" (i pozzi petroliferi influiscono evidentemente), dove sfilano i macchinoni davanti agli eleganti palazzi con caffè e boutiques al piano terra e il marmo è usato a profusione.
C'è anche una città vecchia che è patrimonio UNESCO ma è molto paracula, rifatta e in alcune parti snaturata (e con i biglietti di ingresso alle attrazioni un po' cari per quello che offrono), anche se gli angoli pittoreschi non mancano.
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flames towers accese
Forse la cosa migliore sono invece le grandi e futuristiche architetture contemporanee, che sono numerose e non si limitano solo alle famose Flames Towers, ma per esempio ci sono anche un grande centro commerciale sul mare a forma di fiore, un palazzo-ciambella, un museo a forma di cannellone (in effetti dovrebbe essere un tappeto arrotolato) e numerosi altri complessi dalla forma strana che risultano alquanto curiosi; mi sa che molti architetti si sono divertiti qui.
Insomma, una città che sembra voler giocare a fare la Dubai, anche se la sensazione è che ci sia anche molto di ruspante che non chiede altro che essere scoperto e io non chiedo altro che impegnarmi a farlo.

I ristoranti tradizionali qui a Baku stanno tutti o quasi sottoterra.
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cibo azero
Si, su strada vedi questi ingressi sbrilluccicosi che portano a una rampa di scale in discesa con una porta in fondo: sembrano quasi i nostri tinelli, con stretti corridoi e grotte più ampie dove sono posizionati i tavoli (e noi invece ai Castelli - e non solo immagino - mettevamo le botti).
Gli ambienti sono una bella sorpresa e altrettanto bella è quella di quando si scorre gli spessi menu: la cucina in Azerbaijan è varia e gustosa, con piatti che prendono sia dalla tradizione turca che da quella sovietica e i prezzi sono contenuti.
Insomma, c'è di che essere contenti.
Tornando invece alla città: una visita non sembra essere completa senza avventurarsi nell'estrema periferia in cerca del fuoco, ovvero dell'Ateshgah (il tempio zoroastriano del fuoco) e dello Yanardag (cioè un posto dove le fiamme escono da buchi del terreno, dove evidentemente ci sono fuoriuscite di gas naturale).
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centro culturale heydar ailyev
Tutte le agenzie li propongono, ma io ci sono andato con degli scassati autobus pubblici ed è stata una mossa vincente, anche perché i due luoghi sono carini e abbastanza interessanti ma di certo non valgono la spesa di decine di euro per un tour dedicato (io per i mezzi pubblici in totale ho invece speso la bellezza di 1,05 euro).
L'ultima giornata l'ho invece dedicata alla città nuova e alle sue futuristiche architetture, in particolare il magnifico centro culturale progettato da Zaha Hadid, il parco lungomare ricco di fontane e i grattacieli del porto.
Mi sono pure segnato un paio di mercati, magari riesco a trovare pure dei chicchi di melograno essiccati da usare negli stufati (qui viaggiando si rubano le idee in cucina, altrimenti che viaggio a fare?).

Gli imprevisti sono un po' il sale dei viaggi, basta solo saperli maneggiare.
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fuoco
Avrei dovuto lasciare Baku con un comodo treno notturno che partiva dopo cena per arrivare alle 7 della mattina successiva, uno di quei treni ex sovietici con la brandina e il set di lenzuola, lento come la morte e dove in estate si schiatta di caldo, ma dove osservare tanta colorata umanità e viaggiare come un unica famiglia.
Invece, 3 giorni fa, quando sono andato in stazione per prendere eventualmente il biglietto, ho scoperto che questo treno non esiste più. Nonostante tutte le guide e gli articoli online ne parlassero, non ci sono proprio più i treni per la mia destinazione: "only Ganja", scandiva la signorina alla biglietteria (non voleva vendermi della marijuana, Ganja è la seconda città dell'Azerbaijan). E infatti guardando il tabellone delle partenze si leggevano sono numerosi "Sumqavit", dove immagino nessun turista voglia andare perché dovrebbe essere un posto di merda totalmente inquinato dalle raffinerie di petrolio, e un solo Ganja.
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mortadella a me
Vabbè, poco male, tappa immediata alla stazione dei bus, che è un po' incasinata e con i casellanti che mi dicevano che 3 giorni di anticipo sono troppi per comprare il biglietto e mi hanno pure offerto il tè, ma dove invece le gentilissime signorine delle biglietterie (beh, pure i casellanti erano gentili, mi hanno offerto il tè, però mi sa che non ci capivano molto) in un inglese abbastanza stentato mi hanno preso un posto su una corsa che impiega la metà del tempo del treno ma partiva alle 14 segandomi l'ultima giornata a Baku e costringendomi a rinunciare a un'escursione fuori porta (che forse non avrei comunque fatto perché i viaggiatori solitari talvolta non riescono ad aggregarsi ad altri gruppi per le escursioni organizzate dovendo così pagare uno sproposito) e a trovare al volo una sistemazione per una notte in più a destinazione (2 notti, due alloggi diversi, poco male). Ma dove?
Sono a Sheki, la città storica azera più celebrata, quella che bisognerebbe vedere per scoprire il paese.
In realtà "bella" o "pittoresca" sono aggettivi che non le si addicono molto, "singolare" o "insolita" vanno molto meglio.
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accoglienza a sheki
Trattasi di una vasta distesa di villette con giardini chiuse da muri di cinta, anche in pieno centro storico, solcata da stradine pavimentate a sassi e adagiata sul fianco boscoso dei primi rilievi del Caucaso. I saliscendi e il terreno accidentato fanno sì che per esplorarla ti fai, come dicono i francesi: "un culo come un secchio"; poi devi trovare gli antichi caravanserragli, la fortezza con un palazzotto dalle stanze interne clamorosamente decorate, un po' di minareti che spuntano dal tessuto urbano.
Fortuna che fa qualche grado in meno che a Baku, sempre caldo e alla lunga schiumi, però il sole non ti picchia anzi, stasera a cena all'aperto, col venticello che arriva da monte, faceva quasi fresco, una sensazione di cui avevo dimenticato l'esistenza (e mi sa che stanotte, per la prima volta dormo senza aria condizionata).

Me ne sono andato un po' in montagna. D'altronde che fai, vai nel Caucaso e a salire non ci provi?
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a lahic
Dei villaggi tra le montagne, quello più semplice da raggiungere (e anche quello meno in quota, stiamo sui 1200 metri) è Lahic. Altro posto insolito con case, muri e strade di pietra, ma anche con diverse botteghe artigiane che lavorano i metalli (se sapessi come portarlo a casa e non avessi ancora 20 giorni di viaggio, un bel samovar me lo sarei proprio comprato) e una splendida cintura di verdi montagne, gente gentile e parecchi turisti che intasano la strada per una gitarella domenicale. Poi già a metà pomeriggio se ne sono andati quasi tutti e ti godi il silenzio.
Per l'ultima tappa in terra azera ho invece scelto Quba, sul versante opposto e ad appena una ventina di chilometri dal confine russo e un po' si vede.
Questa cittadina è in realtà più che altro una base per chi vuole salire (però ci vuole più impegno che per Lahic) su ai villaggi montani di Khinalug e Laza, a oltre 2000 metri, però qualcosa di curioso ce l'ha anche lei.
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questa non è impagliata
Quello che chiamano "centro" è un insieme di strade residenziali con abitazioni a un piano, massimo due, perlopiù senza marciapiedi e senza negozi, dove però sbucano 4 graziose moschee ottocentesche in mattoni, legno e lamiera, diversi balconi a loggia in legno e un hamam. La sorpresa però si ha sulla sponda opposta del fiume, dove una nutrita comunità ebraica ancora abita per fatti suoi e passeggiando per il quartiere ci si imbatte, oltre che in diverse sinagoghe, in edifici tradizionali e villoni pacchianissimi che si mischiano senza soluzione di continuità.
Insomma, sembra che la bellezza principale dell'Azerbaijan sia nella stranezza.

Ora sono tornato a Baku da dove, nel primissimo mattino, volerò direttamente per la mia prossima destinazione, nel frattempo ecco qualche fatto e curiosità su quanto ho visto in Azerbaijan:
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strade di baku
1- Baku (e in misura minore anche le altre città) è piena di gatti ovunque, per la maggior parte in condizioni decenti anche se magrolini, quindi vedrete felini appollaiati sul marmo, gattini giocare sui marciapiedi e altri che vi si vengono tranquillamente a strusciare addosso;
2- fa caldo ma si resiste, il sole picchia ma all'ombra si sta quasi bene poiché un po' di venticello non manca quasi mai, ciò non toglie che dopo una camminata grondi sudore come una fontana;
3- i carburanti al litro costano 1 manat (poco più di 50 centesimi di euro) la benzina a 92 ottani (immagino sia quella per le tante vecchie Lada che si vedono per strada), 2 manat la 95 ottani, il diesel costa 40 centesimi di euro al litro...bello essere un paese produttore di petrolio eh?
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ristorante italiano a baku
4- lungo le strade extraurbane, per esempio salendo verso Lahic ma non solo, è pieno di chioschi che arrossiscono carne e cuociono il pane alla brace su un curioso attrezzo di metallo;
5- il pane è fantastico, sembra la pizza bianca che si fa a Genzano (e a Roma), solo un po' più alta, chiede solo di essere spaccato a metà è riempito di mortadella ma, ahimè, qui il maiale non esiste;
6- Lahic è il posto migliore se proprio hai voglia di comprarti una capretta impagliata;
7- alle casse del supermercato a Baku erano quasi tutti uomini.


Da quello che ho visto sui social, quest'anno i travelbloggerinfuencereaffini hanno avuto in tantissimi la stessa idea.
turchia diario di viaggio
accoglienza ad antalya
E siccome di quella categoria ne faccio volente o nolente parte, eccomi anche io in Turchia.
Però lo sapete che sono un po' strano e mi vado a cercare posti strani, quindi il mio itinerario sarà forse più insolito di altri.
E infatti da Baku sono volato direttamente ad Antalya, che appunto sta nella top 10 delle destinazioni più turistiche del mondo (dati alla mano).
Certo, se era per noi ce stava corca: sono infatti soprattutto i russi a renderla tale, seguiti poi da arabi vari e asiatici, ma non mancano nemmeno gli europei (soprattutto francesi), però gli italiani scarseggiano misteriosamente.
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porto romano
Chissà perché! Eppure la città è bella, turistica quanto vuoi ma bella, finta e commerciale forse, ma bella. La città vecchia e i dintorni sono un tripudio di persone e bar-negozi-ristoranti-alberghi-bancarelle, ma anche di splendide case tradizionali, minareti e angoli pittoreschi, fino al porticciolo romano che sembra davvero una cartolina.
Il mare è incredibilmente azzurro, pulito e trasparente e la lunghissima spiaggia di ciottoli è quasi tutta libera (gli stabilimenti stanno nelle calette tra le scogliere).
Qui mi sto facendo i primi (e probabilmente unici) giorni di mare dell'anno, però senza esagerare eh. Infatti domani me ne vado.

Da una metropoli iperturistica a una dove i turisti non li vedi manco col binocolo.
turchia diario di viaggio
interessante
Turisti stranieri almeno, ho il sospetto che quelli turchi non manchino affatto.
Konya ha fama di essere città particolarmente tradizionalista, eppure non è che abbia notato cose particolari al riguardo. Per il resto invece sembra piuttosto piacevole e con diverse cose interessanti, almeno i quartieri centrali, visto che l'abitato è davvero enorme e con le periferie completamente anonime.
Mi ha fatto da base un'alberghetto (che costava meno di una camerata in ostello ad Antalya ed era pure più che dignitoso) proprio al centro della zona del bazar, che è tutta bella restaurata e sistemata, ma nasconde due splendide moschee, è piena di vita fino al tramonto e, soprattutto, i negozi non vendono paccottiglia, souvenir o vestiti dozzinali a misura di turista (russo) come ad Antalya, ma insieme alle stoffe, alle borse, ai vestiti e alle spezie, trovi anche gli alimentari, gli attrezzi da giardino, i copertoni delle bici, sembra davvero un luogo dove anche gli abitanti possano andare a fare acquisti.
turchia diario di viaggio
konya
I punti di forza sono però religiosi, come una collina artificiale boscosa con una grandiosa moschea sulla cima e un complesso con moschee e mausolei particolarmente venerati perché c'è sepolto il tizio che ha creato l'ordine dei dervisci rotanti.
Il clima secco e la posizione sull'altopiano a 1000 metri ti evitano, anche se il sole comunque scalda, di fare la schiuma mentre cammini per visitare la città.
Si, me la sono gustata Konya, forse valeva la pena girarsela con più calma, però era ora di tuffarsi nella mischia.

Si, di turisti ce ne sono davvero tanti, tanti sono italiani, tanti - italiani e non - sono buzzurri, altri no, però che fai? Almeno una volta nella vita non ci vai in Cappadocia?
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cappadocia in scooter
Che poi mica è detto che devi fare come fanno tutti, infatti mi sono affittato uno scooter per tre giorni e me la sono girata tutta da solo infilandomi dentro le peggiori stradacce sterrate e trovandomi ben spesso solo in mezzo al nulla.
Me la sono goduta. Ah, se me la sono goduta.
La controindicazione è che già il primo giorno alle 3 del pomeriggio ero esausto a forza di prendere sole, vento e polvere, parcheggiare, scendere, salire su qualche roccia, infilarmi in una grotta, fotografare un paesaggio, tanto che alla fine vallata, guglia, grotta o chiesa rupestre, mi pareva tutto un deja vu.
Quanta polvere ho mangiato, finirò di ricacarla a capodanno.
I giorni successivi al primo in realtà è andata meglio, mi sono organizzato mettendomi un giacchettino che mi parava il vento e gli insetti che mi sbattevano addosso (certo se ti arrivano in faccia puoi solo bestemmiare...sarà per questo che sulle bestemmie vengono sempre chiamati in causa i turchi?), poi sono riuscito a incastrare bene il cappellino con visiera per il sole con l'insulso caschetto da cantiere che mi hanno dato (qui girano proprio senza) per non farli volare e il gioco è fatto.
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nella valle di ilhara
C'è da dire che poi, visti gli itinerari più lunghi, mi sono ritrovato quasi sempre su strade extraurbane, talvolta di campagna, tra campi di zucche e villaggi di vaccari senza incrociare nessuno per chilometri, ma sempre su fondo asfaltato e al riparo dalla polvere. Quella invece è prerogativa di Goreme.
Di impagabile c'è stata la sensazione di piena libertà nel trovarsi solo in questi ampi spazi immerso nel silenzio, lo stupore che sanno regalarti le immagini di posti come il villaggio di Ibrahimpaša, quello di Belisirma e tutta la Ilhara Valley, le città sotterranee e quelle scavate nei fianchi delle montagne, le vallette dai paesaggi lunari e le curiose formazioni rocciose.
Si, una volta nella vita bisogna proprio andarci in Cappadocia...e girarsela in scooter.

Accidenti se è grande Ankara.
È anche un po' spiazzante perché ti cambia l'ambientazione sotto il naso come niente.
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se lo dici te
Uno arriva col bus e vede tutti grattacieli moderni e un terminal dei bus che pare un aeroporto; poi costeggi la zona del bazar e ti ritrovi sotto a palazzetti in puro stile anni 60-70; poi nell'area del bazar ci entri ed è Asia Minore a tutto spiano, ma se lasci il percorso tutto negozi e botteghe vedi casette vecchie e diroccate che ti strappano ben più di un sorriso.
In pieno centro, un paio di colline sono brulle, rocciose e quasi senza edifici, mezzi immondezzai (anche un po' cantieri a dir la verità), ma un altro paio di alture, quella della cittadella e quella dove una moschea affianca qualche sasso romano, sono riempite di case ottomane completamente restaurate a beneficio di negozi e caffè, pure se anche qui volti l'angolo sbagliato (o forse giusto) e i segni del tempo ridiventano dominanti.
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ankara è grande
Ti aspetti una città maestosa e monumentale, come il mausoleo di Ataturk, qualche colossale moschea o i parchi impeccabili suggeriscono (tra cui uno con un laghetto dalla forma che ricorda i cazzi che alle medie disegnavamo sul quaderno del compagno di banco...oddio, qualcuno lo faceva pure all'università), invece ti lasci incuriosire da un vicolo e l'anima e l'aspetto autenticamente ruspanti di Ankara balzano fuori all'improvviso e con forza.
Dai bastioni della cittadella però, una vista a 360 gradi rende giustizia alle dimensioni e al ruolo della città, aiutando anche a districarne la struttura.
In tutto ciò, un numero di turisti che vista la grandezza e l'importanza risulta ridicolo e quindi ci si ritrova sempre solo in mezzo ai turchi. Quello che invece proprio non manca alla capitale turca è il fascino e forse un giorno anche gli stranieri se ne accorgeranno.

Safranbolu è una delle città più pittoresche della Turchia, se n'è accorta anche l'UNESCO che da anni l'ha inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità.
turchia diario di viaggio
questa è turchia
A renderla tale, tantissime "konak", le case tradizionali ottomane, inserite in un contesto paesaggistico particolare.
Il centro storico, che non è l'unica area dove sono concentrate le konak ma è quella più "sistemata", si trova infatti in fondo a una stretta valletta scavata da un torrente, mentre la parte nuova si trova sul pianoro in alto.
Ovviamente moltissime konak sono state ristrutturate e trasformate in hotel, gueshouse e ristoranti e contando quante sono (anche io dormo in una di queste, non nella zona storica però, diciamo nella seconda zona più storica, proprio accanto alla città nuova) si capisce che qui di turismo ce n'è parecchio, tanto che è più facile che ti rispondano in inglese qui che ad Ankara, ho visto anche diversi italiani.
turchia diario di viaggio
anche questa è turchia
Nonostante ciò, colpisce il fatto che, a parte una ristretta area intorno alle tre moschee fino a dove si arriva col pulmino, prepotentemente invasa da tutto ciò che è ad uso e consumo turistico, basta uscire anche di poco e l'atmosfera conserva la sua autenticità, con molti edifici ancora abitati, diversi un po' usurati e qualcuno proprio fatiscente ma con il suo fascino.
Effettivamente la popolazione locale e l'ambiente sembrano rimasti ancora piuttosto semplici, come testimonia anche la genuina curiosità dei camerieri del ristorante dove ho cenato sulla mia provenienza e sul fatto che viaggiassi da solo.
Ora sono tornato ad Ankara per un'altra mezza giornata e una nottata prima di puntare verso ovest. La capitale ha sempre qualcosa da mostrare.

Alzi la mano chi è stato a Eskishehir.
Le guide e le notizie online la descrivono come una città giovane, piacevole e vivace, con un'atmosfera accogliente e dalla mentalità particolarmente aperta, ingiustamente ignorata dai circuiti turistici internazionali.
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grande moschea di bursa
Sapete una cosa? Ci hanno preso in pieno!
Eskishehir è davvero carina e ci si sta molto bene.
Di interessante da vedere c'è Odunpazari, un quartiere fatto di case tradizionali, sempre le konak, che qui sono però tutte colorate e immagino siano manna per gli instagrammers turchi, anche perché la zona è ovviamente tutta sistemata a puntino.
Quello che rende però la città tanto gradevole sono le tante zone pedonali piene di gente che passeggia godendosi la domenica facendo acquisti o mangiando il gelato: c'è la strada dello struscio con i negozi e con accanto la via dei pub, c'è il lungofiume alberato con un susseguirsi di bar e ristoranti (tra l'altro ne ho beccato uno da paura), c'è la zona del bazar con i vicoletti e le botteghe colorate e c'è un ampio viale sempre pedonale che si allarga a formare un parco e che arriva fino a Odunpazari. 
turchia diario di viaggio
lavoro a eskisehir
Poi è vero che la gente sembra più rilassata e amichevole, ci sono meno veli in giro (in effetti mi pare di non aver visto nemmeno un ninja, mi sa che è l'unica città di questo viaggio dove è successo) e, quasi ovunque, dove vai a mangiare trovi pure la birra.
E pensare che, con le premesse delle guide, avevo scelto di fermarmici più che altro per spezzare il trasferimento verso ovest, invece si è rivelata la sorpresa più piacevole del viaggio.
Meglio così, si viaggia proprio per questo no?

Bursa faceva più o meno parte dei miei ricordi di gioventù, quando verso la fine degli anni ottanta, durante una delle consuete scorribande in Grecia in camper con i miei, decidemmo di sconfinare in Turchia e lei era sulla strada che portava alla costa egea. Non ricordo molto (e non vedemmo molto) ma al tempo già era una della città più grandi e importanti dell'Anatolia, solo che aveva un terzo degli abitanti.
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olive rosa
Oggi è un mastodonte che supera i 2 milioni di anime, con la città storica adagiata sui fianchi del monte Ulu e l'esplosivo sviluppo moderno con il chiaro intento di riempire la pianura fino alle alture successive, ché i lontani palazzoni in costruzione quasi si perdono nella foschia accentuata da sole e caldo.
La sua stazione dei bus è grande come il Madison Square Garden e probabilmente più vicina a quest'ultimo che al centro, del tipo che per arrivare in bus a Bursa ci vogliono due viaggi: quello dalla città di partenza all'autostazione e quello dall'autostazione in centro.
È però un luogo ricco di arte e storia, con vari complessi monumentali di moschee, medresse e mausolei dichiarati patrimonio UNESCO. La cosa più impressionante è però il suo bazar, un enorme insieme di caravanserragli e gallerie, tutti vecchi di secoli e collegati tra loro e con tutte le vie intorno ingombre di banchi e gente e con merci di ogni tipo ma poco orientate al turismo (d'altronde non siamo a Istanbul) e più alla vita di ogni giorno, trovando così anche letti, sgabelli per bar, gomitoli di lana e prodotti freschi (con una new entry tra le verdure strane: dopo le carote gialle in Uzbekistan e le banane rosse in Myanmar, qui abbiamo le olive rosa...ma davvero rosa).
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vita balneare a nicea
A tiro di escursione giornaliera (sempre tenendo conto che bisogna raggiungere l'autostazione) c'è la cittadina di Iznik, molto più famosa (o famigerata) col suo antico nome: Nicea. Questa fu infatti sede del primo concilio ecumenico della storia quando, sotto la supervisione dell'imperatore Costantino, qualche centinaio di preti e vescovi si riunì imponendo poi una seria di cazz...ehm, di dogmi, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze (per esempio la trinità, la verginità della madonna e altre favolette simili su cose successe 3 secoli prima) ma anche su temi politici, primo esempio di unione tra stato e chiesa che tanti danni ha fatto nei secoli dei secoli e ancora ne fa ai giorni nostri.
La cittadina si trova sulle rive di un grande lago, esteso come il Garda, e presenta l'aspetto tipico dei luoghi balneari, ma un po' ovunque spuntano ruderi del periodo in cui l'impero romano era uno solo, del periodo bizantino o di quello ottomano.
Sicuramente un modo interessante di concludere il mio viaggio in Turchia.

Non sono poche le città che possono vantare una storia lunga millenni, ma solo in una piccola parte di queste tale storia la percepisci con forza, la respiri, la vivi, ce l'hai costantemente davanti agli occhi.
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sempre vita balneare a nicea
E tra queste poche, forse solo un paio se la possono giocare con Roma: Gerusalemme e Istanbul.
In questa mia terza visita, la megalopoli turca, Bisanzio, Costantinopoli, stavolta è stata solo il punto di arrivo del mio itinerario in terra anatolica e mi ci sono fermato poco, nell'attesa del volo che mi avrebbe riportato a casa. D'altronde i siti obbligatori li avevo già sbrigati la volta precedente che ormai risale a 10 anni fa (la prima volta risale sempre al viaggio in camper con i miei da adolescente e mi viene da sorridere alle paure e alle incertezze che avevamo nell'entrare in quella esotica metropoli che negli anni ottanta sembrava così lontana dai nostri standard), quindi qualcosa di nuovo in città l'ho visto, come i quartieri che ora vanno tanto di moda come Fener e Balat, ma per esplorare per bene anche altre aree, magari meno celebrate ma ugualmente interessanti, forse vale la pena pensare a un soggiorno dedicato solo a Istanbul, non d'estate e non alla fine di un lungo itinerario attraverso la Turchia, che già solo ritrovarmi in mezzo all'enorme folla internazionale su Istiklal Caddesi dopo quasi un mese nelle lande sconfinate dell'altopiano è stato come essere preso a pizze in faccia.
Andiamo però con ordine.
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istanbul istanbuuul
Da Bursa il modo migliore per raggiungere Istanbul è il ferry che da Mudanya (comodamente raggiungibile in metropolitana e bus urbano) attraversa il Mar di Marmara fino alla Sublime Porta.
Nessuno dice però che questi ferry si riempiono come niente, così ho dovuto aspettare 5 ore prima di prendere il largo, passate a leggere al sole sul lungomare, in un caffè mentre pioveva e a pranzare con una deliziosa “pide”, ma così una delle due giornate che avevo programmato per Istanbul è andata a farsi benedire.
Per il resto, oltre alla zona intorno alla moschea di Fatih e ai succitati Fener e Balat, mi sono dato prevalentemente allo shopping. Alla fine è quasi come se Istanbul non abbia fatto parte di questo viaggio in Azerbaijan e Turchia, pur rappresentandone l'inizio e la fine, anche perché è un po' un mondo a parte rispetto alla realtà ottomana, ma gli ultimi due giorni sono senz'altro serviti a mettermi la voglia di tornare per viverla meglio e con più metodo.

Per finire, ecco la solita lista di fatti e curiosità riscontrati nel viaggio:
1- non ci sono stato, ma in Turchia c'è una città che si chiama Batman;
2- le insalate sono piene di coriandolo fresco, fatte anche solo di coriandolo fresco o magari tanto coriandolo fresco con un po' di pomodoro o di cipolla, comunque se lo riempi di limone va giù;
3- è vero che fumano tanto;
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ristorante e istanbul
4- in una moschea nella città vecchia di Ankara c'era un gruppo di ragazzini che imparava a leggere, una sorta di corsi estivi? In un'altra moschea due bambine correvano e si rincorrevano, in un'altra un gruppo di ragazzini giocava a palla...sembra che in moschea i bambini possano fare un po' di tutto, ma spesso la moschea non è solo un luogo di preghiera, tant'è vero che non è insolito trovare qualcuno che si sta facendo un pisolino;
5- mangiano tanto pane, se ne chiedi una porzione te ne portano un cesto pieno, ma anche a colazione all'hotel vedevi gente che al buffet si riempiva il cestino;
6- in molti ristoranti e tavole calde, alla fine ti chiedono se vuoi il tè, alla fine ha il ruolo che da noi ha il caffè;
7- in tutti i mercati vengono vendute le bacche di corniolo, cosa ci si fa non lo so;
8- la Turchia fa parte di quel circuito, che va dal nostro Bel Paese fino al Giappone, dove sono presenti i ravioli: i “manti”, che hanno lo stesso nome di quelli dell'Asia centrale ma sono diversi. Qui sono piccoli, sempre ripieni di carne e serviti con un sugo di pomodoro misto a yogurt. Dove ci sono i ravioli c'è speranza.
Alla prossima.

Ecco il video del mio viaggio:



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