lunedì 26 marzo 2018

Ouidah e il voodoo

28-29 dicembre 2017
Una delle destinazioni turisticamente più rilevanti di tutto il Benin è la cittadina di Ouidah, situata a ridosso della costa del del golfo di Guinea poco meno di 50 km a ovest di Cotonou e famosa soprattutto per ospitare il festival internazionale del voodoo che si tiene il 10 di gennaio.
ouidah benin
strade di ouidah
ouidah benin
foret sacrée
Anche se non si riesce ad essere presenti a quest'ultimo però, Ouidah è sicuramente una tappa obbligatoria durante un viaggio da queste parti sia per l'aspetto pittoresco, genuino e accogliente del suo centro, che reca ancora diverse testimonianze del suo passato coloniale, sia per le varie attrazioni legate proprio al vudù e alla tratta degli schiavi, visto che rappresentava il porto di partenza delle navi negriere e il punto dove i malcapitati schiavi dicevano addio per sempre al continente africano. Il mezzo migliore per raggiungerla da Cotonou è il taxi condiviso (ne partono diretti qui all'estremità di Boulevard Saint Michel nei pressi del mercato Dantokpa, ma in ogni caso conviene chiedere informazioni alla reception del vostro hotel) che con una spesa molto limitata porta a destinazione in un'ora scarsa.

ouidah benin
foret sacrée
ouidah benin
foret sacrée
Data la vicinanza con la principale città del paese, Ouidah potrebbe anche essere visitata con una gita giornaliera (come fatto per Ganvié e Porto Novo), ma l'atmosfera rilassata e piacevole del luogo, le varie attività possibili e le buone soluzioni di alloggio rendono consigliabile anche il pernottamento. La mia scelta al riguardo è ricaduta su Le Jardin Secret, una deliziosa guesthouse situata un po' fuori dal centro cittadino, raggiungibile comunque anche a piedi, caratterizzata da abitazioni semplici ma belle e accoglienti intorno a un lussureggiante giardino che ospita anche un piccolo bar-ristorante. 
ouidah benin
temple des pythons
ouidah benin
inizio della route des esclaves
La fitta vegetazione, sia del giardino che dei dintorni, rende inevitabile la presenza di qualche animaletto e i servizi sono abbastanza essenziali (non c'è wifi né aria condizionata, ma in effetti il ventilatore è più che sufficiente), ma la grande bellezza e piacevolezza del posto e l'estrema cortesia e affabilità del proprietario Pascal, un expat francese, e del suo aiutante nativo del posto, che vivono entrambi nella proprietà con le loro famiglie, la rendono una soluzione di primissima categoria. Accanto all'albergo sorge poi un'azienda di produzione di pane dove il socio di Pascal è sempre felice di accompagnare gli ospiti in visita e dove qualcuno dei lavoratori si presta sempre volentieri a spiegare come vengono prodotti pani dolci e salati, cotti a legna o col forno elettrico che poi vengono portati anche fino a Cotonou.

ouidah benin
fondation zinsou
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temple des pythons
ouidah benin
basilica

ouidah benin
ouidah
ouidah benin
ouidah
ouidah benin
quartiere coloniale

Il centro abitato non è particolarmente grande e va a riempire un'ansa della Route Nationale 1, lungo la quale probabilmente vi ritroverete a scendere dal mezzo, quasi sicuramente nei dintorni del Marché Kpassé, il più grande della città, comunque anche qui si può facilmente trovare un mototaxi per spostarsi più velocemente.
ouidah benin
rue colombani
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place du fort francais
I punti di interesse sono dunque legati al voodoo, al colonialismo e alla tratta degli schiavi e per la maggior parte si trovano tutti all'interno di una fascia non molto ampia attorno alla principale direttrice urbana formata da Avenue de France e Rue Van Vollenhoven. Partendo dalla guesthouse, il primo sito che vale la pena visitare è però la Foret Sacrée, un parco recintato con grandi alberi secolari, piccoli santuari e sculture in legno raffiguranti le divinità vudù situato ai margini orientali dell'area urbana; tornando invece sulla strada principale si incontrano ben presto il piccolo cimitero francese e soprattutto il Forte Portoghese, casa attualmente del Musée d'Histoire de Ouidah.
ouidah benin
ouidah
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moschea
Questo è probabilmente l'attrazione più importante della città, che oltre alle interessanti architetture coloniali mostra anche delle esposizioni sulla storia dello schiavismo e sui legami culturali che questo ha portato con l'area caraibica e il Brasile. Oltre la piazza dove si affaccia il forte comincia la zona più pittoresca e autenticamente africana, con le basse case colorate a fare da cornice alle strade strette e per la maggior parte sterrate e alle attività quotidiane degli abitanti. Proseguendo sempre lungo la via principale si costeggia l'area del mercato Zobé, quello più tradizionale, in fondo al quale si possono trovare anche un paio di piccoli banchi di feticci vudù, per poi arrivare, una volta superata la zona più centrale con qualche banca e la gare de taxis, alla Moschea.

ouidah benin
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ouidah

ouidah benin
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ouidah
ouidah benin
ouidah

La stradina che all'altezza della stazione dei taxi punta verso nord porta invece in meno di 200 metri  a uno dei siti più intriganti della città:
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presso il marché zobé
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forte portoghese
Ai due lati di una suggestiva piazzetta si fronteggiano infatti la Basilica dell'Immacolata Concezione e il curioso Temple des Pythons dedicato al vudù. La visita di quest'ultimo è chiaramente uno dei must di Ouidah, c'è però da dire che l'area visitabile all'interno del recinto del tempio è parecchio ristretta e non molto appariscente; le spiegazioni della guida e la possibilità di interagire con le decine di pitoni reali contenuti in una costruzione apposita la rendono comunque soddisfacente. A lato della chiesa c'è un piccolo quartiere con edifici coloniali (al tempo della visita però pieno di cantieri) tra cui una bella villa che ospita la fondazione Zinsou; dalla piazzetta parte invece Rue Colombani, quella con la maggior concentrazione di attività commerciali, che passando attraverso la piazza che sorge sul sito dove c'era il forte francese (anche olandesi, danesi e inglesi avevano il loro forte, ma di questi non è rimasto nulla) arriva fino al Municipio, vicino al quale sorge l'antica casa del governatore e un museo ospitato in un edificio in stile brasiliano.
ouidah benin
forte portoghese
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forte portoghese
L'attività più famosa però consiste nel percorrere la Route des Esclaves, ovvero il tragitto che portava gli schiavi dal forte portoghese, dove erano rinchiusi, al molo dove venivano stipati sulle navi dirette nel nuovo mondo. Una strada permette di passare per tutte le 6 tappe (è lunga poco più di 3 km, ma anche in inverno qui fa caldo e lungo il percorso di ombra ce n'è ben poca, quindi se volette farvela a piedi ricordatevi un cappello per il sole e dell'acqua), toccando la Place Chacha, dove avveniva la selezione, i luoghi dove c'erano l'albero dell'oblio e del ritorno (dove venivano eseguiti dei riti), il villaggio di Zoungbodji dove c'era la fossa comune in cui venivano gettati i morti e infine la porta del non ritorno.

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route des esclaves
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ouidah
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ouidah

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route des esclaves
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route des esclaves
ouidah benin
route des esclaves

Caldo a parte, la scarpinata è abbastanza piacevole, ma oltre ad alcune sculture che ritraggono le varie divinità voodoo o segnalano i punti storici, non è rimasto molto a ricordare l'aspetto dei tempi che furono.
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laguna e villaggi
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laguna
La parte finale del percorso è paesaggisticamente molto bella, con la strada che costeggia la laguna costiera, intorno alla quale ci sono vari resort turistici e si vedono campi di un verde intenso da cui spuntano edifici e costruzioni tribali in legno, mentre non è insolito scorgere qualche pescatore immerso nell'acqua fino alla cintola. Dove la strada sbuca sulla costa ci sono altri hotel, alcuni semplici bar e ristoranti e qualche bottega di souvenir, ma l'attenzione è catalizzata dalla Porta del Non Ritorno, che in realtà è un monumento moderno eretto alla memoria delle vittime della tratta degli schiavi. La spiaggia è ampia e bella, ma quasi deserta visto anche che il mare è pieno di correnti e quasi sempre mosso, comunque lungo la litoranea si possono incontrare un altro monumento costruito per il giubileo del 2000 e, tra le palme, altri gruppi di costruzioni caratteristiche e un piccolo museo sullo schiavismo.
ouidah benin
laguna
ouidah benin
laguna
Com'è immaginabile la vita serale di Ouidah è molto limitata: lungo il tratto della Route des Esclaves più vicino al centro e sparsi un po' per il resto dell'abitato ci sono diversi ristoranti e bar dove bere qualcosa (sembra che quello accanto alla basilica abbia anche il wifi), tuttavia per cenare conviene anche prendere seriamente in considerazione il proprio hotel: la cucina del Jardin Secret infatti è semplice ma genuina e l'ambiente è molto piacevole (tanto che mi è sembrato che non ci fossero solo quelli che vi alloggiavano ma anche avventori esterni); dopo cena poi, Pascal consegna un bicchierino con cui attingere liberamente ai distillati che prepara personalmente che fanno bella mostra su una parete ed è sempre lieto di scambiare due chiacchiere. Va detto comunque che, anche se di movimento ce ne è ben poco e l'illuminazione non è particolarmente intensa, Ouidah è una città estremamente sicura da girare anche da soli e di notte.

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ouidah benin
dietro la spiaggia
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porte du non retour
ouidah benin
laguna

ouidah benin
spiaggia di ouidah
ouidah benin
spiaggia di ouidah
ouidah benin
monumento al giubileo

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