giovedì 11 giugno 2020

Istantanee: Taiwan e Shanghai

Da quando mi sono smart-fonizzato e netbook-izzato è diventato molto facile interagire con i social network anche durante i viaggi, e ho preso così l'abitudine di scrivere, ogni sera o quasi, su FB le mie riflessioni a caldo sulla giornata di viaggio appena trascorsa. In realtà all'inizio era più che altro un modo per informare mia madre della situazione in cui mi trovavo, ma poi mi sono accorto che in molti leggevano con piacere quello che scrivevo. Sotto l'etichetta Istantanee ho pensato dunque di raccogliere quei post, viaggio per viaggio, nazione per nazione, e di pubblicare l'insieme sul blog; ne viene così fuori uno scritto forse meno utile a livello di informazioni, ma molto più spontaneo e ruspante degli articoli ragionati su cui ho sempre basato i contenuti del blog stesso.

TAIWAN (21/12/2019 – 5/1/2020)
Fa strano trovarsi in estremo oriente di questo periodo e non stare in maglietta e sandali, ma tant’è, stavolta niente sud-est asiatico…il dicembre di Shanghai è un po’ come quello ai Castelli: fresco ma non freddo e altrettanto umido e piovoso (ma sempre meglio di quella tremenda ghiacciaia che trovai a Pechino; persino Mosca durante lo scalo è sembrata tutt’altro che insopportabile, ma forse questo è un anno un po’ speciale).
shanghai diario viaggio
pudong
shanghai diario viaggio
yu yuan garden
Comunque, la megalopoli cinese è stata solo un antipasto – e sarà anche un dessert – ma ora si riposa la giacca, perché il clima di Taiwan (da dove sto pubblicando dato che, come ben risaputo, in Cina facebook non è accessibile) è decisamente più mite. Shanghai però ha già mostrato qualcosa che non fa rimpiangere la scelta. La vista dalla passeggiata del Bund dell'incredibile selva di grattacieli di Pudong che incombe sul fiume Huangpu, mentre alle spalle c'è la sfilata delle nobili facciate dei palazzi coloniali, lascia il segno anche se l’hai già vista "n" volte in foto. 
shanghai diario viaggio
nanjin road
Non manca anche qui chi ti chiede di fare una foto insieme, anche se sul lungofiume e nell’affollatissima pedonale Nanjing Road, le facce occidentali non sono poi così rare, ciò però non impedisce che di sera lungo quest’ultima a un uomo che cammina da solo non venga proposto di tutto, da orologi e magliette finto-firmate a massaggi e compagnia femminile, ogni 30 secondi di marcia. In ogni caso la città ha carattere e fascino, non solo dovuto ai grattacieli: i giardini Yu Yuan per esempio sono davvero notevoli. Credo che anche durante gli ultimi due giorni di viaggio ci sarà da divertirsi, ma ora: Taipei a me!
Curiosità: la sconosciuta (!) compagnia aerea che mi ha portato da Shanghai a Taipei, la Juneyao Airlines, aveva due file di banchi di check-in e per un paio d'ore scarse di volo ci ha messo su un velivolo enorme, tipo quelli dei voli intercontinentali; quante cose che si imparano viaggiando. 

Le città cinesi hanno sempre un'atmosfera un po' pesante e no, non sto parlando di smog, ma del fatto che sembrino poco aperte, che fare qualsiasi cosa sembra essere molto difficile soprattutto, ma non solo, se non si spiccica una parola di cinese, che sembra che tutti se ne freghino di te (cosa che poi spesso non è assolutamente vera) e interagire è difficoltoso, inoltre su tutto aleggia lo spettro del partito che tutto sa e tutto gestisce.
taiwan diario viaggio
taipei
taiwan diario viaggio
chiang kai shek memorial hall
Ecco, a Taipei non è che la gente parli inglese chissà quanto di più e inoltre il suo aspetto non si distingue certo per fascino visto che per la maggior parte si tratta di palazzoni sporchi di fuliggine, che poi di traffico ne ho invece visto pochissimo, il tutto condito da un cielo color ventre d'asino. Eppure qui l'atmosfera è più amichevole, più scanzonata: il comportamento della gente e la sensazione, anche visiva in effetti, ricordano più quelle di alcuni quartieri di Tokyo o ancora di più alcune parti belle kitsch di Seoul. Insomma, Taipei mi piace assai.
Inoltre, bella forse no, ma interessante lo è sicuramente, con tante attrazioni sparse su tutta la vasta area urbana e si va dai templi alle architetture futuristiche, dagli spazi culturali alle strade dello shopping piene di luci e insegne colorate, dai parchi ai mercati (siano benedetti quelli notturni dove per mangiare c'è solo l'imbarazzo della scelta e almeno anche se non capisci che c'è scritto lo vedi preparare davanti ai tuoi occhi). L'unica cosa che ricorda un po' la monumentalità della madre patria è l'immensa spianata aperta dai grandiosi archi con le mastodontiche costruzioni del teatro nazionale e della concert hall mentre in fondo si staglia gigantesco il mausoleo del padre della patria Chiang Kai Shek. Sono due giorni che sto in giro per Taipei, ora dovrò dare un'occhiata anche ai dintorni, che di gite fuori porta da fare in giornata ce ne sono a iosa, ma ho già capito che in ogni caso i due giorni che mi mancano prima di spostarmi verso sud più gli altri due alla fine del tour dell'isola mi lasceranno tante dolorose lacune: il tempo non basta mai quando si è in viaggio.
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taipei 101
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elephant moountain
Caratteristica peculiare: in città c'è un'inflazione di coppie o trii di ragazzette super-fashion (anche in questo ricordano molto le coreane...ma forse alcune lo sono, oppure saranno anche cinesi o giapponesi oltre che taiwanesi, di turismo ce n'è parecchio) che si fanno a vicenda dei veri e propri servizi fotografici. Menzione speciale va alle due che con il mausoleo alle spalle, sedute una di fianco all'altra, inarcavano il braccio esterno andando a toccare quello della vicina e formando un cuore...no, non le ho fotografate, ma mi sarebbe piaciuto.
I beef noodle soup sono da paura, quelli con il pomodoro anche di più. 

Gli ultimi due giorni a Taipei li ho utilizzati per fare un po' di escursioni nei dintorni della metropoli, che di cose da vedere ce ne sono moltissime. 
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taroko gorges
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taroko gorges
Le Taroko Gorges per esempio, sono celebrate come uno dei posti più scenografici di tutta Taiwan e dalla capitale bastano un paio d'ore di treno per raggiungere la città di Hualien, sulla costa orientale, dove affittare uno scooter (ci sono pure i bus e i tour organizzati ovviamente, ma vuoi mettere la libertà! Per l'occasione mi sono fatto anche la patente internazionale) per coprire i circa 15 km che la separano dal parco nazionale. Effettivamente il sito è davvero spettacolare e la strada si infila in delle gole strettissime scavate da torrenti dall'acqua turchese, poi ci sono sentieri scavati nella roccia e piccoli templi incastrati nelle scogliere e vegetazione rigogliosa e panorami incredibili e...cartelli che avvertono di fare attenzione agli animali velenosi, ma tanto con tutta la gente che girava, i selvatici secondo me stanno ben alla larga. Farlo in scooter è una sciccheria, ma l'andata e ritorno in giornata da Taipei è una bella faticaccia.
Relax totale però al confronto della sfacchinata di oggi, cominciata al capolinea di una delle linee di metro nella storica città portuale di Tamsui, sull'estuario del ampio fiume omonimo con la sponda opposta dominata da quello che sembrerebbe proprio un vulcano un po' oscurato dalle onnipresenti nuvole di questi giorni. Anche qui templi, mercati, un piacevole e vivace lungofiume con l'aggiunta di alcuni edifici coloniali legati soprattutto al commercio, ma anche scuole un tempo elitarie e due forti. Il must è stato visitarne uno in mezzo a una gita scolastica delle elementari, dove nelle stanzette con gli arredamenti d'epoca e nei giardini bisognava letteralmente nuotare in un mare di gnomi con gli occhi mandorla.
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jiufen
Nel pomeriggio un passaggio a Taipei per toccare con mano la differenza tra un tempio taoista e uno confuciano (voi riuscite a vederla dalle foto?), prima di correre in quello che era uno degli obiettivi più attesi del viaggio: una mezza sòla! Il villaggio di Jiufen è ormai stra-famoso per aver suggerito al grande maestro Hayao Miyazaki le scenografie del suo film più bello, "la città incantata", ma in effetti a parte le lanternine rosse dappertutto è piuttosto difficile riconoscere nel luogo in questione il meraviglioso mondo del film. Trattasi più che altro di un serpeggiante e stretto percorso, intervallato da un po' di scalinate, dove le file di lanterne rosse vengono soverchiate dalle luci ininterrotte dei negozi per turisti. Va bene che la calca terribile toglie sicuramente la magia ma: le case, a parte qualcuna in legno sono prevalentemente moderne e in mattoni e comunque non si distinguono l'una dall'altra, non viene favorito l'artigianato o la cultura ma sono solo attività commerciali iper-turistiche ad autenticità zero, come si esce dal percorso lanternato non c'è nulla da vedere. Si salvano i bellissimi panorami sulla costa settentrionale dell'isola, che però di notte, quando si accendono le lanterne, spariscono. Mi sa che se Miyazaki vede Artena si innamora talmente tanto che finisce per trasferircisi, perché diciamolo: Jiufen ad Artena al massimo je pò pulì casa...e senza manco le lanternine rosse.
Domani ci si sposta verso sud, nella seconda metropoli di Taiwan, la conturbante Kaohsiung. 

Per un po' oggi è uscito il sole: è stato bellissimo!
Poi il ventre d'asino è tornato a ricoprire il cielo e i panorami sono tornati ad essere foschiosi. Il clima qui a Taiwan è traditore: siamo a poco più di venti gradi, ma con quell'umidità che comunque ti fa sudare e come si alza un soffio di venticello ti frega, ma non puoi coprirti troppo altrimenti suderesti troppo e poi quando si alza il venticello la copertura è comunque troppo leggera per evitare la fregatura. Insomma, la mia narice destra in alcuni momenti è totalmente chiusa.
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il regno del kitsch
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sempre il regno del kitsch
Kaohsiung è una città abbastanza interessante, colpisce il fatto che una moderna metropoli di quasi tre milioni di abitanti sia così quieta. A nord del centro, intorno a un piccolo lago che porta l'impegnativo nome di "Lotus Pond", le coste brulicano di santuari con pontili che si spingono nell'acqua e di gente in giro ce n'è pochissima. Certo, i templi sono irrimediabilmente pacchiani e l'unico punto dove si trova un po' affollamento è dove si raggiunge la vetta del kitsch, con due pagode che si raggiungono tramite due costruzioni a forma di drago e di tigre: si dice che entrando nella bocca del drago e riuscendo da quella della tigre si attiri la fortuna e i cinesi vi si spingono in massa. Il centro vero e proprio invece è una lunga serie di larghi viali e palazzoni dalle insegne colorate ma muovendosi nella vastissima area urbana si scovano diverse piacevoli sorprese. Anche qui c'è un grattacielo altissimo, la Tuntex Sky Tower con i suoi 85 piani è stata l'edificio più alto dell'isola prima della costruzione del Taipei 101. 
taiwan diario viaggio
cultura
Un fiume dall'evocativo nome di "Love River" taglia il centro e nei pressi della sua foce parte una zona dove una lunga serie di ex-magazzini portuali dalla finta aria fatiscente sono stati riqualificati e ospitano musei, bar, negozi e centri culturali; l'area è molto bella e farebbe felici i patiti della street art. Un battello invece attraversa il porto e in pochi minuti ti scarica sull'isola di Cijin, dove c'è una larga spiaggia e dove frotte di persone vanno a mangiare nei ristoranti di pesce. 
Sapete che sapore ha un cetriolo di mare? Trattasi fondamentalmente di una massa gelatinosa senza troppi pregi per le papille gustative, ma è comunque la cosa più costosa che ho mangiato a Taiwan (9 euro, non pensate chissà che), però insieme a delle fantastiche vongole, a dei conchiglioni e un bel calamaro fritto e condito con aglio e peperoncino, mi hanno tolto belle soddisfazioni oggi a pranzo. A cena invece manco a dirlo: night market tutta la vita. 

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senza parole
Il tempo continua a non essere molto amico, proprio il giorno che un po' di azzurro sarebbe stato particolarmente importante è stato quello dove invece una pioggerella sottile ma insistente si ripresentava più volte. Il parco nazionale di Kenting infatti, la porzione più a sud di Taiwan, è fatto per godere delle spiagge e della natura selvaggia, da girare inoltre in scooter. Ma quello che va fatto va fatto e così in sella a un bel motorino mi sono inoltrato fino alla punta meridionale dell'isola tra scogliere e brughiere per poi risalire tra stradine che scalano i bassi rilievi coperti di foresta. Forse il vento e le nubi scure hanno anche aggiunto durezza e fascino al paesaggio già aspro di suo, però che palle 'sto tempo.
Parziale consolazione è stato il capsule hotel: il "loculo" più bello in cui abbia mai dormito. Già solo il fatto che aveva una porta con la chiusura a chiave e che dentro ci si stava anche in piedi, certo inarcando un po' la schiena ma comunque in piedi e di spazio anche ai lati del materasso ce ne era, ma in più quando attivavi l'opzione "luce bassa", sul soffitto compariva per magia un cielo con stelle e galassie, davvero fico.
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loculo a luce spenta
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un loculo enorme
Tainan invece, dove sono ora, è la città più antica e forse più interessante del paese, dove l'aspetto e l'atmosfera tradiscono un certo tradizionalismo e, oltre alle costruzioni coloniali e ai grandi templi, nelle reti di vicoli che si allargano negli isolati tra i vialoni principali, si possono trovare angolini dal sapore autentico e molti piccoli santuari che li colorano. Una curiosa sorpresa è stato uno di questi vicoli tutto a tema "lumache". Qui c'è da seguire l'istinto e infilarsi nelle stradine seguendo le sensazioni, difficilmente si rimane delusi e proprio seguendo l'istinto (e una curiosa concentrazione di simboletti con le forchette su google maps) ho scovato la via che porta al tempio Baoan, piena di bettole e di gente che ne approfitta e spuntando (quasi) a caso un paio di caselle sul foglietto per l'ordinazione mi sono meritato anche un fantastico scodellone di noodles con l'aggiunta (il caso) di pezzi di carne panata sopra spendendo ben 2,7 euro.
Domani è l'ultimo dell'anno e, a parte il fatto che devo finire di vedere Tainan, che i lavori al tempio di Confucio non mi hanno scoraggiato, per la serie "capodanno in posti improbabili", lo passerò nella cittadina di Lukang. Ne avevate mai sentito parlare? Neanche io prima di preparare questo viaggio. 

"Non avete visto davvero Taiwan fino a quando non venite a Tainan": questo c'è scritto sui cartelli all'ingresso della stazione ferroviaria e in effetti anche la mattina dopo questa città si è rivelata uno scrigno di meravigliose sorprese.
taiwan diario viaggio
tainan
Templi tra i più belli del viaggio, altre costruzioni coloniali, un mercato che da solo vale la sosta (anche la ragazza col banchetto che vendeva i dim-sum valeva da sola la visita al mercato...quando imparerò a chiedere delle foto? Tanto gli asiatici non si infastidiscono per questo...vabbè, so' timido), un'area con alcune costruzioni vecchie e nuove trasformata in centro culturale come quelli di Taipei e Kaohsiung, ma soprattutto altri vicoli da perderci la testa. Uno in particolare, shennong street, è una vera delizia e al contrario di altri posti come la Anping Old Street (che a quanto pare è la strada più antica del paese) sempre qui a Tainan o la pluricelebrata Jufeng, non è stata trasformata in una mera sfilata di attività commerciali massificate inibendone il fascino, ma preservata ad offrire uno sguardo più autentico. Tra l'altro ho scoperto che la stradina con le bettole di ieri sera era invece citata, senza troppi fronzoli ma comunque presente, sulla LP: e brava LP! Ogni tanto ne prendi ancora una. Anzi, due!
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gentleman alley
Lukang me l'aspettavo diversa. Credevo fosse una classica township con la maggior parte degli abitanti sparsi in vari insediamenti e un borgo che facesse da richiamo storico, una specie di Ardea con un VERO borgo storico insomma, invece il villaggio storico è una città con tutti i crismi, non troppo grande è vero, ma pur sempre una città vera e propria, per giunta con parecchi spunti di carattere storico e culturale. In effetti la LP ne parlava bene - appunto - e a parte lei solo una delle fonti trovate su internet preparando il viaggio diceva chiaramente: "evitate quella minchiata del Sun Moon Lake, che qualsiasi nostro lago di montagna è meglio (e pure quello di Nemi, aggiungo io, a prescindere), e andatevene invece a Lukang", ma l'interesse che mi sta suscitando è pari a quello di Tainan. Il suo Longshan è forse il tempio più bello visto finora e anche gli altri sono notevoli, ci sono aree storiche preservate, edifici antichi, spunti curiosi, angoli pittoreschi e vicoli caratteristici; ce ne è uno talmente stretto da essersi meritato il nome di "breast touching lane" o in alternativa "gentleman alley". Il motivo è presto detto: se ci si incontra nel vicolo si può proseguire solo strusciandosi stretti, i gentiluomini ovviamente, quando vedono una donzella che sta arrivando, aspettano che questa sia arrivata alla fine prima di inoltrarcisi. Alla fine sembra sia stata una buona idea passare qui la notte di capodanno.
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capodanno a lukang
Oddio, non è che sia molto sentito da queste parti, già all'ora di cena le vie storiche erano deserte (me vederle così al buio e poi ancora addormentate la mattina del 1 gennaio, prima che i negozietti pro-turisti riaprissero, è stato indimenticabile) e poco movimento c'era solo intorno al mercato, dove ho consumato il mio cenone al banco di una vecchina dove ti servivi da solo delle varie pietanze pronte e poi ti facevi dare riso e brodo di miso con tofu per completare: ho assaggiato un sacco di cose, era tanta roba, infatti ho speso addirittura 170 dollari taiwanesi (5 euro e 10 centesimi). Le poche persone nelle strade più moderne sembravano affrettarsi verso qualcosa, forse semplicemente casa, e alla fine la serata l'ho passata in ostello dove ogni tanto arrivava l'eco di qualche fuoco d'artificio; ma il bello di viaggiare così è che la notte di capodanno non ha nessuna importanza, è uno dei tanti vantaggi. 

Come un cerchio che si chiude, per gli ultimi due giorni taiwanesi sono tornato a Taipei. Fa strano tornare in una grande città, in una capitale, dopo aver girato il resto del paese; si percepisce come quasi sempre la capitale di una nazione sia un po' un mondo a parte.
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un bagnetto?
Per festeggiare il mio ritorno in città ho deciso di andare a fare un bagnetto alle terme: il sobborgo di Beitou infatti si caratterizza per le fonti di acqua sulfurea e i tanti bagni termali, per le quali i soldati giapponesi durante l'occupazione e gli alleati durante la seconda guerra mondiale amavano fare stanza qui e per i quali per un certo periodo è stata anche il red light district della metropoli. Tutti gli hotel hanno le loro terme, ma ci sono anche quelle pubbliche che costano pochissimo (peccato che poi ti devi comprare il costume perché sicuramente quello che ti sei portato non va bene, deve essere tipo calzoncini rigorosamente aderenti da piscina almeno a mezza coscia...ora se vado in piscina a casa sembrerò un nuotatore agonista, però sono belli e costavano come quelli di decathlon), all'interno del complesso ci sono varie vasche all'aperto a temperature diverse e al calar della sera ci si sta da dio, sono un po' affollate ma del resto anche Saturnia i week end di tarda primavera non lo è di meno.
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maokong
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maokong gondola
Finalmente, l'ultimo giorno è uscito il sole, una bella giornata calda e limpida (e visto il venticello dei giorni precedenti ero uscito coperto e quindi mi sono ritrovato ad avere un guardaroba legato in vita, ma va bene così, la giornata era splendida). Quindi mi sono affrettato ad andare a Maokong, un sobborgo tra le colline boscose famoso per le coltivazioni di tè, ma soprattutto per la cabinovia che risale i fianchi di tali colline, che in cima sono comunque più basse del Taipei 101 che infatti sbuca dominando la scena, regalando bellissimi panorami sulla città. Passeggiate tra boschi e campi, tè, sole e panorami; che altro desiderare?
Presto detto, dei "beef noodle" e un po' di shopping: andiamo a vedere cosa si può fare!
Domani si rivola alla volta di Shanghai, dove passerò le ultime due notti del viaggio e dove riscomparirò dai social, pertanto il prossimo post con le altre impressioni sulla megalopoli cinese e le considerazioni finali su Taiwan lo farò come di consueto da casa, per ora posso comunque dire che l'Asia non mi tradisce mai. 

Insomma, Taipei mi ha salutato col sole e a Shanghai ho invece ritrovato nuvole e pioggia.
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templi shanghaiesi
La megalopoli cinese però sa sempre come tenerti alta l'attenzione, facendoti passare da templi che sembrano cittadelle a mercatini ricavati dai blocchi di case tradizionali per farti finire col naso all'insù ad ammirare grattacieli. Un'impressione da provare assolutamente è quella che ti prende quando esci dalla stazione metro di Lujiazui e ti ritrovi a camminare sui ponti pedonali sotto a un'incredibile selva di torri di cemento, vetro e acciaio: saranno almeno una trentina quelle che superano i 200 metri di altezza a tra esse ne devi mettere in conto 4 assolutamente allucinanti (rispettivamente al numero 3, 15, 18 e 35 della classifica delle strutture più alte della terra). Normalmente rimango più colpito dalla storia e dalla cultura, però mamma mia!
Per il resto Shanghai è cibo. Non mi sono fatto mancare nulla, ma soprattutto da alcuni giorni mi ronzava in testa una domanda: perché mai fare ore di fila al Din Tai Fung sotto al Taipei 101 per mangiare gli "xiao long bao" (ovvero i ravioli al vapore con dentro anche il brodo) quando poi devi andare a Shanghai, che è il luogo da cui provengono? Sarebbe come andare a una catena di Milano famosa per la sua carbonara quando il giorno dopo devi andare a Roma dove qualsiasi zozzone te la può fare da leccarsi i baffi. E infatti me ne sono fregato della fila al Taipei 101 e a Shanghai mi sono sfondato di xiao long bao (che poi pure quelli al night market di Kaohsiung erano da paura...Din Tai Fung e ore di fila, ma fottetevi va!).
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xiao long bao
Ora sono finalmente a casa e le considerazioni che posso fare sul viaggio si riducono al fatto che la Cina è sempre un po' impegnativa, ma rispetto a 10 anni fa mi sembra che le difficoltà si siano un po' allentate, sarà anche che Shanghai è più cosmopolita e internazionale rispetto alla tradizionalista Pechino, ma forse viaggiare nella terra di mezzo in solitaria e in autonomia comincia a sembrarmi più fattibile. Taiwan invece, per dirla come i miei studenti, è molto più "easy"; vale davvero la pena di prenderla in considerazione per un viaggio senza pensieri. Ecco infine i classici fatti e curiosità:
- a Taipei ci sono tanti di quei portici che di Bologna ce ne vengono più di qualcuna;
- i camion della mondezza passano nel tardo pomeriggio emettendo una terribile musichetta che sembra un misto di un carillon con una vecchia pianola Buontempi...dopo un minuto che la senti vorresti far esplodere il camion;
- inglese questo sconosciuto? ma manco tanto! Forse grandi discorsi non ne fai, ma almeno qualcosa a Taiwan la capiscono e si riesce a comunicare;
- in ogni città taiwanese ci sono i templi Longshan, Mazu e di Confucio e spesso sono i più importanti;
- infilarsi nei vicoletti bui e isolati? assolutamente sempre! si trovano meravigliose sorprese;
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azz
- soffiarsi il naso? ma no, che schifo (e io sono stato tutta la vacanza col naso tappato)! Però intanto tutti sputano per terra e ruttano come se fosse la cosa più normale del mondo;
- il mio vicino di letto nell'ostello a Taipei invece dello zaino aveva il contenitore "uber eats" per consegnare il cibo a domicilio in scooter;
- vicino al fiume a Taipei c'è un terreno diviso in tanti piccoli appezzamenti adibiti a orto, si vedono perfettamente dal treno per l'aeroporto. Orti urbani per chi vuole fare l'ortolano dentro a una metropoli.
- il treno "Maglev", che collega l'aeroporto di Shanghai con la città, arriva alla velocità di 431 km/h: fa veramente uno strano effetto vedere il mondo scorrere a quella velocità quando non ci si trova in volo.
Ad maiora. 

Ecco il video del mio viaggio a Taiwan:







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