martedì 5 marzo 2019

Istantanee: Indonesia, Malaysia e Singapore (prima parte)

Da quando mi sono smart-fonizzato e netbook-izzato è diventato molto facile interagire con i social network anche durante i viaggi, e ho preso così l'abitudine di scrivere, ogni sera o quasi, su FB le mie riflessioni a caldo sulla giornata di viaggio appena trascorsa. In realtà all'inizio era più che altro un modo per informare mia madre della situazione in cui mi trovavo, ma poi mi sono accorto che in molti leggevano con piacere quello che scrivevo. Sotto l'etichetta Istantanee ho pensato dunque di raccogliere quei post, viaggio per viaggio, nazione per nazione, e di pubblicare l'insieme sul blog; ne viene così fuori uno scritto forse meno utile a livello di informazioni, ma molto più spontaneo e ruspante degli articoli ragionati su cui ho sempre basato i contenuti del blog stesso.

INDONESIA-MALESIA-SINGAPORE (17/7/2018 – 30/8/2018)
Quasi 16 ore per aria togliendo i tempi di scalo, 2 aeroporti grandi e famosi in cui non ero mai passato (Hong Kong e Singapore) e l'ultimo breve volo che alla fine mi ha portato nel nuovissimo aeroporto della terza città dell'Indonesia, dove un trenino nuovo nuovo ma lento lento (già che c'erano, visto che la linea ha pochissimi anni, potevano farlo un po' più veloce) attraversa campi di riso punteggiati di banani, basse casette dal tetto in lamiera, piccole moschee dai cupolotti a cipolla in metallo scintillante e addirittura qualche chiesetta, prima di arrivare in centro.
diario di viaggio indonesia malaysia singapore
a prambanan
Di Medan dicono che sia un male necessario per chi voglia godere delle bellezze del nord di Sumatra e in effetti non colpisce per la sua bellezza, però è vitale, colorata, intensa, trafficata (in cui la regola è: prenditi tutta la strada ma vai piano onde evitare i frontali e attraversa deciso tanto vanno piano e si fermano), fatta di quell'accozzaglia di casette, grovigli di fili elettrici e file di chioschi di cibo da strada tra cui spuntano magioni di estrazione coloniale, moderni grattacieli e grandi mall: insomma, in tutto e per tutto una metropoli del sud-est asiatico e come tale, a noi, "ce piace" (immaginate la peculiare "c" strascicata romana alla Alessandro Borghese).
Bukit Lawang è uno dei motivi per cui si viene da queste parti...ma prima: momento di amarcord musicale - il conducente del taxi condiviso per arrivarci ci ha allietato il viaggio con delle vecchie ballate rock...che poi fa strano chiamare "vecchie" cose come november rain, nothing else matters o i remember you, però hanno tutte almeno 25 anni dannazione, ma se every rose dei poison mi ha dipinto un sorrisetto sulla faccia, poi è scesa una lacrimuccia quando è partita love is on the way dei saigon kick, che da capelloni ventenni i miei amici ottimi musicisti e io, che musicista non ero e non sono ma in quel contesto trovavo il mio spazio, rifacevamo a quattro voci con estrema perizia incantando frotte di fanciulle - fine amarcord musicale.
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orangutan
Bukit Lawang dicevamo: un delizioso villaggio intorno al fiume a ridosso della giungla, un po' turistico ma imperdibile perché con un trekking, anche solo di mezza giornata come ho fatto io (ma in molti li fanno di due o tre giorni) si possono incontrare gli orangutan, che nel loro ambiente naturale sono uno spettacolo meraviglioso. Oggi ne ho visti ben 3: un grosso maschio e una femmina con cucciolo che uniti a un po' di gibboni di due tipi, un grosso volatile simile a un pavone femmina, un lucertolone di 15 chili, aquile e cacatua, delle scimmiette tipo bertuccia e un godurioso bagno nel fiume hanno reso la giornata estremamente positiva (e fortunata a quanto pare). Purtroppo solo una toccata e fuga qui a Bukit Lawang, ma ora mi godo la serata fresca, molto piacevole considerato il caldo umido e intenso di Medan e il giorno qui, e domani per non smentirmi mai me ne vado al lago.

Come sentirsi a casa anche a Sumatra?
Facile, basta crogiolarsi sulle sponde di un lago che riempie una caldera vulcanica. Non vi dice niente? Certo, le differenze coi miei Castelli Romani non mancano: la grandezza innanzi tutto, il Danau Toba è il più grande dell'Indonesia e di laghi di Nemi ce ne entrano circa 700, poi al centro di questo si erge una grande isola che ne copre una parte sensibile e dalla quale spunta una penisoletta a forma di incudine dal curioso nome di tuk-tuk (che coi famigerati mezzi di trasporto thailandesi non c'entra però nulla) piena di resort dai prezzi che a noi occidentali fanno venire dei gran sorrisi, dove godersi la splendida quiete e il suggestivo paesaggio tipico della dorsale montuosa di Sumatra.
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sul danau toba
Quello per raggiungerlo è stato però un vero viaggio della speranza che dalle 6 ore programmate ha sforato le 9 a causa di non ben precisati malfunzionamenti all'impianto di raffreddamento del motore e della non perfetta conoscenza della strada da parte dell'autista, ripagato in parte dai colori del tramonto che infiammavano l'orizzonte durante il tragitto in battello.
Quiete e relax, non sono proprio il tipo, così appena sbarcato ho noleggiato uno scooter e il giorno dopo ho macinato chilometri su chilometri per esplorare quasi tutta l'isola facendo foto ai panorami acquatici, ai villaggi che esibiscono le tipiche abitazioni della popolazione batak, ai mercati, ai campi con i bufali che pascolano e alle montagne: mi sono ustionato per bene gli avambracci per il sole (che poi era nuvoloso) ma ora posso dire che il lago Toba e l'isola di Samosir sono un posto davvero pazzesco.
Ora sono tornato a Medan, un po' triste con tutti i negozi chiusi e sotto la pioggia, per cenare sono finito in quello che potrebbe sembrare un garage vicino l'hotel ma con dei noodles che promettono bene, e poi c'è la birra. Domani si lascia Sumatra direzione Penang per una parentesi di una settimanella in Malaysia prima di rientrare in Indonesia per la parte più corposa del viaggio.
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isola di samosir
Curiosità: lungo la tortuosa picchiata che dal costone del cratere scende al porto di Parapat è pieno di scimmiette appollaiate sul guard rail che guardano le macchine passare e si buttano sugli snack che la gente gli lancia.
Altra curiosità: a Beratagi, cittadina turistica per i trekking di montagna a metà strada tra il lago e la metropoli, c'è una rotatoria con un monumento al centro che raffigura...una grossa verza.
Ultima curiosità: all'estremità meridionale dell'isola di Samosir c'è una località che sfoggia il nome Nainggolan (d'altronde si sapeva che ha origini indonesiane). Daje Ninja, non giochi più paa maggica ma sei sempre un grosso!

Atterrare in Malesia provenendo da Sumatra è come cambiare mondo.
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club jetty a penang
Tutto è più moderno, pulito, ordinato e in buone condizioni, le strade sono larghe e il traffico scorrevole. Penang poi è davvero una città bella e interessante, con il suo ampio centro storico Georgetown fatto di casette coloniali dai tipici colonnati e porticati che non a caso l'UNESCO ha pensato bene di inserire tra i patrimoni dell'umanità.
Poi c'è un mix di culture che rende il tutto più variegato e colorato: nel giro di pochi metri puoi incrociare un tempio indù, un paio di moschee e diversi templi cinesi. Questo si riflette anche sulla scena gastronomica e ne fa uno dei paradisi del cibo da strada, con i chioschi che cucinano le varie specialità malesi, indiane, cinesi, thai ed europee spesso raggruppati in food court dove soddisfare ogni voglia.
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in un tempio cinese
Il posto secondo me più suggestivo sono i club jetty: una serie di pontili che vanno a formare quasi un villaggio di palafitte con casette in legno (molte trasformate in attività commerciali turistiche ma altre ancora abitate) e piccoli santuari cinesi.
Penang è anche famosa per la sua street-art e per i siti naturalistici. Dopo tutte queste qualità occorre tuttavia sottolineare una similitudine con Roma: il tempo medio di attesa dei bus urbani è più o meno lo stesso che per i mezzi dell'ATAC (mentre aspettavo alla fermata, tra una bestemmia e l'altra, canticchiavo amabilmente la nota canzoncina che celebra l'azienda dei trasporti pubblici della Capitale, solo che mettevo la "l" al posto della "r").
E poi piove dannazione, sono salito sulla Penang Hill e non si vedeva una beata minchia.

P.S. Dopo tante peregrinazioni nel sud-est asiatico in cui il durian l'ho visto solo intero sui banchi dei mercati, oggi mi sono arrischiato a comprarne un po': effettivamente l'odore è quello dei calzini usati lasciati a fermentare al sole insieme a un trito di aglio e cipolla mentre la consistenza è quella della melma di fiume che impiastriccia il dito; sul sapore non posso pronunciarmi perché per salire sul bus l'autista me l'ha fatto buttare anche se era impacchettato e imbustato (e visti i tempi di attesa non mi sembrava il caso di attendere il bus successivo), però leccare il dito impiastricciato di cui sopra non mi ha dato buone sensazioni. I lychees invece so' boni, il nocciolo però allappa un pochetto.

La prima parte del viaggio da Penang a Kuala Lumpur è in mezzo a una lussureggiante foresta che ricopre basse montagne dalle forme strane, alcune ricordano quasi i mogotes di cubana memoria.
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canopy walk
Poi, dopo la città di Ipoh (i marinesi ora staranno sorridendo) il verde non si fa meno intenso, ma la scena se la prendono i palmeti e devo dire che non sembrano affatto piantagioni ma boschi veri e propri. Che dire? Forse lo sono e i siti dove viene prodotto l'olio non sostenibile stanno da un'altra parte.
Anche Kuala Lumpur é molto verde, dall'autostrada si vedono alberi ovunque, chiazze boscose da cui spuntano grattacieli su grattacieli: ce ne sono davvero tanti e altri sono in costruzione. La città è moderna, pulita e ben tenuta, non interessantissima ma comunque zone coloniali e paesaggi urbani che giustificano un soggiorno non mancano di certo, in particolare a Chinatown e dintorni. Ma solo a me il quartiere di Bukit Bintang ricorda tanto la Bangkok tra Sukhumvit e Siam Square?
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petronas
L'attrazione più famosa sono le Batu Caves, talmente famose che mi stavo scordando di andarle a visitare e mi sono tornate in mente solo guardando la mappa della metropolitana in cerca di qualcosa da fare nel pomeriggio, così mi sono precipitato alla stazione centrale dove ovviamente il treno (che se era un carretto trainato da un somaro sicuro correva di più e inoltre passava più tempo fermo che in movimento) era appena partito e quello successivo ci sarebbe stato dopo oltre un'ora. Vabbè, diciamo che vedersele alle 5 di pomeriggio comunque ha i suoi lati positivi, tipo che c'è meno gente, però la megasudata per salire tutti quei gradini te la fai uguale.
Oggi sono uscito dall'ostello alle dieci e sono stato in giro durante tutte le ore più calde, se lo sanno quelli di Studio Aperto o del TG2 mi crocifiggono...però ho bevuto molta acqua dai. Ho anche scoperto un graziosissimo ristorantino di noodles dove a pranzo mi sono fatto un bel ciotolone di spaghetti con le vongole.

Vicino al mio ostello a Kuala Lumpur c'è un tempio dedicato a Ganesh, non è niente di speciale ma è attivissimo e molto frequentato tutto il giorno e ne fuoriescono musiche, canti e preghiere e alle 9 di mattina dietro a un bancone sulla strada distribuivano dei bei pezzi di frittatona con le cipolle per colazione.
Al 7eleven (santo subito) lì accanto, dove IO stavo invece facendo colazione, al lato della cassa c'era una pila di banane imbustate una per una e la cinese in fila davanti a me indugiava parecchio nello scegliere tra due: mi veniva da ridere e mi stavo spazientendo, ma comunque mi sono trattenuto dal consigliarle di comprarle entrambe...
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sullo sky-bridge
Melaka, o come la chiamiamo noi Malacca, è una città dalla storia importante, tanto che dà il nome all'intera penisola che costituisce metà dello stato malesiano, ed è stato l'avamposto coloniale dei portoghesi e degli olandesi nella regione, ma soprattutto diciamolo: è proprio carina, con la sua zona coloniale intorno alla collina con le chiese in basso e sulla cima, la sua Chinatown dai deliziosi vicoli su cui si affacciano casette dalle facciate colorate, piccoli templi cinesi e indù e una moschea, per finire con i graziosi bar che si affacciano sul fiume. Certo, lo sanno tutti che è carina e quindi scoppia di gente, inoltre se riuscissero a fare in modo di limitare il traffico automobilistico nel centro storico sarebbe meglio, che poi la sera la via principale è pure chiusa per il brulicante mercato notturno (non so se succede ogni giorno o solo il venerdì), quindi qualcosa si può fare.
Melaka è un delizioso intermezzo prima di ritornare a Kuala Kumpur, che domani mattina ho l'aereo per Jakarta, però non mi sono scordato delle Petronas Tower!
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nelle petronas
Dominano la scena e sono il simbolo della città e della nazione (anche se da poco sono state superate in altezza da un'altra costruzione quasi terminata ma più defilata), ma dai quartieri più vivaci si vedono un po' di profilo, tuttavia quando si arriva nel distretto di KLCC (che col pollo fritto non c'entra niente, è l'acronimo del parco che sta lì) ci si accorge di come siano al centro di un'incredibile selva di grattacieli e di quanto siano impressionanti. Salirci senza aver prenotato in anticipo è impossibile, ma io l'avevo fatto, ecco perché me le ero lasciate per l'ultimo giorno. So' tornato a vedelle pure de sera, tiè.

La notte tra il 28 e il 29 luglio l'ho passata a Kuala Lumpur e la mattina dopo sono volato a Jakarta, scoprendo appena collegato a un nuovo wifi che Lombok è stata colpita da un forte terremoto mentre il figlioccio del Krakatoa ha deciso di risvegliare le paturnie di chi ne ricorda il famigerato nome.
Tuttavia l'Indonesia è grande più di 6 volte l'Italia, senza contare il mare che separa le varie isole, quindi io sono sempre restato a parecchie centinaia, se non migliaia, di chilometri sia da Lombok, in cui tra l'altro non ho in programma di andare, che dal vulcano in questione, ne consegue dunque che sono sano come un pesce, per niente spaventato e ben deciso a continuare il mio lungo viaggio.
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noodles con vongole
Giacarta dicevamo, un immenso mastodonte, una prateria sconfinata di basse casette dove spuntano qua e là torri di vetro, cemento e acciaio o blocchi di centri commerciali, percorsa da viali con un numero spropositato di corsie. Una megalopoli che aspira a sembrare Hong Kong o Singapore ma appena si riesce a lasciare i grandi spazi istituzionali o le simil-autostrade per infilarsi nelle stradine minori fa emergere il suo ruspante lato asiatico.
Di cose da vedere non ce ne sono molte e quelle poche non sono niente di che, inoltre girarla a piedi è scomodo non solo per le dimensioni ma anche per la relativa mancanza di marciapiedi, ma una volta capito come funzionano le linee dei bus urbani diventa abbastanza piacevole scoprirla, tra l'altro il caldo era decisamente meno opprimente rispetto per esempio a quel bagno turco di Melaka e una leggera brezza ha reso il tutto migliore. Una delle strade secondarie (anche questa senza marciapiedi, ma le dimensioni ridotte, i negozi, i chioschi e le normali attività umane almeno non ti davano l'impressione di camminare sul ciglio dell' A-24 in corrispondenza dello svincolo con la Togliatti come invece succede altrove) famosa per i gazebo con tavoli e sedie di plastica e le cucine da strada specializzate in pesce ha segnato una piacevole novità nel mio viaggio: il menu era solo in lingua locale e avendo chiesto consiglio insieme a dei noodles con le verdure mi è stato portato un pescione a pezzi e fritto con una viscosa salsa ai peperoni sopra. La novità? Entrambe le portate esibivano uno zero sulla scala Scoville; il mio colon ringrazia.
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zero scoville
Per lasciare la capitale ho deciso di utilizzare il treno, è comodo e abbastanza veloce, così dopo 6 ore in mezzo ai campi di riso e qualche veduta sul mare sono infine arrivato nella città di Semarang, una metropoli anche questa ma più graziosa e a misura d'uomo, con un centro storico fatto di case coloniali e, dato che a quanto pare è la più "cinese" d'Indonesia, una Chinatown autentica e un po' decadente. Peccato per i tanti cantieri e il fiume che è una fogna, ma quando i lavori saranno terminati la città sarà un gioiellino.
Domani si prosegue subito verso la famosa Yogyakarta, però forse Semarang un po' di tempo in più di un semplice pomeriggio se lo meritava.
Mi sono consolato con un bel granchio e un risotto alla pescatora (chiamatelo pure "nasi goreng" se volete, ma quello è!) che con le bevande mi sono costati ben 7 euro.

Avete mai pensato a come parlando una lingua diversa dalla propria talvolta cambia anche il timbro della voce?
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compagnia sul treno
Seduta vicino a me sul treno Jakarta-Semarang c'era Kita, una ragazza dal viso grazioso e dall'espressione dolce (che poi erano le uniche cose che si vedevano perché un lungo velo islamico nero le copriva la testa e dei larghi vestiti grigi e neri il corpo, però intanto le piaceva viaggiare, e lo faceva da sola, e chiacchierare con gente di diversa cultura...che era gentile ed educatissima è superfluo dirlo: sono in Asia!) che parlava inglese con una voce morbida come un marshmallow mentre al telefono in bahsa era più squillante. Chissà, magari anche io quando parlo inglese o francese (con lo spagnolo mi pare difficile, ti porta naturalmente a fare la macchinetta stridula) ho una voce più calda; che sia peggio è difficile visto che il timbro della mia voce è di gran lunga la cosa che mi piace di meno di me stesso.
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a borobudur
Pippone mentale a parte, da Semarang a Yogyakarta (Jogja, come la pronunciano loro, con le "j" all'inglese) i chilometri non sono molti, ma bisogna tagliare tutta Giava da nord a sud, valicando la dorsale montuosa dell'isola attraversando un altopiano dai paesaggi dolcissimi al cospetto di due poderosi vulcani dall'inconfondibile forma. Jogja ha un cuore rinchiuso in una bassa cinta muraria bianca che racchiude casette in pietra dai tetti spioventi con le tegole rosso sporco e due palazzi reali, di cui uno ancora abitato dal sultano locale, tuttavia non è questo che ne fa la principale meta turistica dell'isola.
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a borobudur
Si dice che i tre siti archeologici imperdibili del sud-est asiatico siano Angkor, Bagan e Borobudur e con quest'ultimo sono finalmente riuscito a completare tale tripletta da favola. Però c'è da dire che Borobudur per quanto bello e impressionante agli altri due, soprattutto al primo, un po' je spiccia casa, comunque il tramonto in un posto del genere è di quelli che non si dimenticano (anche se poi sul più bello te cacciano e a nulla è valso il fatto che fossi vestito esattamente come gli addetti alle pulizie).
Sempre fuori città, ma dal lato opposto c'è infine Prambanan, un altro grandioso e imperdibile complesso di templi, altro fiore all'occhiello della regione. Bello, si, ma anche insieme Borobudur e Prambanan ad Angkor continuano a spicciaje casa.

Rima e Quick, due ragazze in vena di chiacchiere, la seconda velata, la prima no, sul treno Jogja-Solo (che sulle cartine magari trovate come Surakarta) mi raccontavano, oltre alla loro passione per gli italici cantanti -più o meno- Benji e Fede, che avevano scovato sul web, di come fosse bello il sabato farsi una bella gita a Solo per staccare dagli impegni della settimana. Questa città in effetti viene presentata come una delle più tradizionaliste e meno occidentalizzate dell'isola, fulcro della storia e dell'arte, ma nonostante disti solo un'ora di treno da Yogyakarta, le facce europee in giro sono pochissime, al contrario della folla (in gran parte francesi, invece a Sumatra c'erano tanti olandesi) che popola la famosa vicina.
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per le strade di solo
Di particolarità Solo ne ha, due palazzi reali per esempio, ma la chicca sono le reti di stretti e pittoreschi vicoli, alcuni larghi giusto per un motorino, che nascondono dozzine di negozi e laboratori di arte tessile batik e gruppi di ragazzini che giocano a pallone e ti danno il cinque quando passi. L'importanza dell'artigianato qui è tangibile, basta vedere i chioschi e le botteghe settorializzati ai lati delle strade: vestiti ovunque, ma ho trovato anche una fila di officine che producevano cornici per quadri fatte a mano e un'altra, particolarmente lunga e curiosissima, dove si facevano targhe per scooter e auto.
Surabaya invece è uno snodo dei trasporti e un punto di passaggio: la seconda città del paese è una grande metropoli trafficata e bistrattata dal turismo internazionale, ma non del tutto a ragione.
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visita guidata al palazzo reale di solo
Oltre ai viali multicorsia e ai palazzoni infatti può vantare una Chinatown piuttosto malandata ma incredibilmente affascinante, con un superbo mercato, tra i più "estremi" che mi sia capitato di vedere, che la separa dal dedalo di vicoletti del quartiere arabo, questi più ordinati e con case a due piani colorate: un bazar che ha il suo naturale sbocco di fronte a una delle moschee più importanti di tutta l'Indonesia.
Ora però sono a Malang, abbuffandomi di noodles nell'attesa della mezzanotte, quando una jeep mi verrà a prendere per portarmi sul vulcano Bromo a vedere l'alba. Finalmente saprò se i vari strati di vestiti, giacca invernale compresa, che ho dovuto mettere nello zaino sono adeguati o in eccesso (in quest'ultimo caso un po' mi roderebbe).

P.S. il succo di sirsak è davvero delizioso!

Vale la pena svegliarsi a mezzanotte meno dieci dopo nemmeno tre ore di sonno per montare su una jeep, farsi sballottare per altre tre ore e andare a intirizzirsi al freddo nell'attesa dell'alba per ammirare il vulcano Bromo?
Oh porca vacca: assolutamente si!
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sul bromo
La scena che si intuisce sotto le stelle e poi si rivela mano a mano che la luce aumenta e il cielo schiarisce ha un fascino m
agnetico e indimenticabile. E poi scendere in quel mare di sabbia cinerea ancora immerso nella nebbia mattutina per scalare le pareti del cratere e ammirarne l'interno ribollente...non si fatica a capire perché questa escursione sia una delle più gettonate di tutta l'Indonesia.
Partire per questa da Malang poi ha un vantaggio: il fatto che la città in questione, al contrario dell'altra principale località di partenza che a dispetto dell'inevitabile simpatia che suscita il suo nome (Probolinngo) viene descritta come abbastanza insignificante, sia decisamente graziosa; peccato non potervi dedicare più tempo, l'impressione è che se lo meriterebbe.
L'inconveniente invece è che poi per proseguire fino all'estremità orientale di Giava bisogna necessariamente rifare tappa a Surabaya, città che tuttavia in vari punti ha mostrato quell'anima asiatica che ha sempre stuzzicato i miei sentimenti.
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verso il cratere del bromo
Una volta arrivati a Banyuwangi, il terminale di levante di Giava, prima di lasciare l'isola diretti nella vicina Bali bisogna porsi un'altra domanda.
Vale la pena svegliarsi a mezzanotte meno un quarto e farsi un culo come un secchio (scusate, ho fatto l'escursione insieme a tutti francesi e sono rimasto nel mood della loro lingua) camminando per 4km, di cui la metà abbondante di salita dura, per arrivare sul bordo del cratere per poi scendere nello stesso al fine di ammirare le fiamme azzurre che si sprigionano dalla terra per poi risalire con gli occhi che bruciano e il fiato mozzato dai vapori di zolfo che la maschera antigas non riesce a bloccare del tutto per andare ad ammirare l'alba sul lago celeste-grigiastro nel cratere?
Ri-porca vacca! Ri-assolutamente si!
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bali alle spalle
Il Kawah Ijen è un altro posto imperdibile e anche se fatto subito dopo il Bromo non delude affatto. Tra l'altro Banyuwangi, oltre a fornire un'ottima base per l'escursione e per prendere il traghetto, è una città sorprendentemente carina, anche se in questo caso la località rivale, titolare del nome che ispira simpatia (Bondowoso) pare sia molto gradevole pure lei.
Il passaggio da Giava a Bali rappresenta un ideale giro di boa del mio viaggio e ora, dopo un trasferimento piuttosto faticoso, mi trovo a Ubud. Le prime impressioni sull'isola degli dei sono piuttosto contrastanti, così come in effetti lo erano anche le mie aspettative; non so quanto mi potrà piacere, quello che so è che non lascerò nulla di intentato.
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createre dell'ijen

P.S. conversazione in discesa dall' Ijen:
- hai un accento un po' particolare, da dove vieni?
- da Roma.
-...ah, ma sei italiano!
- Eh? Si, certo.
- E com'è che parli francese cosi?
Adelina (la mia prof. di francese al liceo) sarebbe fiera di me. Magari pure i mesi di stage a Toulouse hanno avuto la loro parte.

(continua nella seconda parte)

Dai uno sguardo al mio video dove compaiono tutte le località toccate in questa prima parte di viaggio:




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