sabato 16 marzo 2019

Istantanee: Indonesia, Malaysia e Singapore (seconda parte)

Premesso il mio forte odio per il new age del cazzo, il finto alternativo e la moda della "saggezza buddista"; premesso che Elizabeth Gilbert e Julia Roberts nelle capocce della gggente hanno fatto più danni di un proiettile di piccolo calibro che invece di creare un foro d'uscita continua a rimbalzare dentro il cranio; premesso che qui c'è un inflazionamento di persone che non FA foto bensì SI FA le foto; devo dire che il mio amore per l'Asia non risulta tradito e Ubud e i suoi dintorni mi sono piaciuti abbastanza. 
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scimmie a ubud
Pieno di gente si (tra l'altro gli italiani si dimostrano sempre mainstream: a Sumatra non ce n'era nessuno, qualche timida comparsa a Yogyakarta e sul Bromo, un esercito qui...solo luoghi ultra-famosi per noi!), però di posti definibili belli ce ne sono e tutto sommato anche un po' di autenticità sta sopravvivendo. Poi quando sto in giro in scooter in completa autonomia e posso andare a infilarmi per stradine l'umore mi migliora molto, nonostante il tempo un po' demmerda.
Lasciandosi alle spalle la trafficata cittadina e puntando a nord poi la situazione migliora di molto e templi, verdi vallate invase dalla giungla e coltivazioni suggestive la fanno da padrone. 
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risaie
La mia personale classifica di gradimento di quanto visto in questi 3 giorni e mezzo di peregrinazioni su due ruote recita: al terzo posto la tranquillità del lago Buyan dove fermarsi per una merenda vicino all'acqua insieme a pochissimi autoctoni; al secondo la spettacolare visione del vulcano Batur che domina il lago omonimo che nemmeno le nuvole basse sono riuscite ad offuscare; al primo, per distacco, le impressionanti risaie a terrazza di Jatiluwih, che tra l'altro non sono nemmeno affollatissime (colgo tra l'altro l'occasione per riflettere sul fatto che la frase: "a Jatiluwih non ci sono andato però ho visto le terrazze di Tegallalang" è più o meno paragonabile a: "ad Angkor non ci sono andato però ho visto Ayutthaya" o, se preferite qualcosa di più vicino alle parti nostre: "il Colosseo non l'ho visto però sono stato all'anfiteatro di Albano"...non fate 'sta cazzata, andate a Jatiluwih!).
A Bali tornerò per altri quattro giorni facendo base più a sud, sperando di evitare le bande di australiani che tanto cattiva fama hanno sui commenti in rete, ma intanto ora si va alla scoperta di Flores e Komodo. 

L'aereo più piccolo che abbia mai preso mi ha portato in un paradiso terrestre; che poi nemmeno era troppo piccolo, due file da due poltroncine per forse una settantina di passeggeri e nonostante i timori iniziali il volo è filato via liscio e ha mostrato anche la bellissima veduta dell'imponente vulcano Rinjani che sbucava dalle nuvole dominando tutta la provata isola di Lombok.
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lucertola
Accidenti se è bella Flores: una costa aspra, frastagliata, montagnosa e magnifica fronteggiata da dozzine di isole grandi e piccole con le stesse caratteristiche morfologiche. Le due maggiori tra queste, Komodo e Rinca, danno il nome al parco nazionale e, nelle loro parti pianeggianti coperte di macchia, asilo ai draghi di Komodo, gli spaventosi lucertoloni da 50 kg e più e dal carattere piuttosto scontroso.
Labuanbajo più che una cittadina è una strada dove si affacciano prevalentemente hotel, ristoranti e agenzie che organizzano escursioni in barca e immersioni e giustamente è il punto di partenza ideale per godere di quello che viene riconosciuto, decisamente a ragione, come uno dei siti naturali più belli del mondo (avete mai sentito parlare delle 7 meraviglie naturali? io con questa sono a 3).
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in barca
E in effetti le escursioni sono davvero molto belle, tra spiagge di sabbia rosa, snorkeling che ti apre un mondo di coralli, spugne e pesci di tutti i colori dove con un po' di fortuna riesci addirittura a incontrare le mante (sono incredibili, peccato io l'abbia vista in maniera un po' fugace al contrario di altri del mio gruppo), isole con punti panoramici che una volta raggiunti con sudore ti fanno sgranare gli occhi e infine piacevolissime passeggiate che oltre a metterti faccia a faccia con quei mostri dalla coda lunga ti fanno incontrare scimmie, cervi, bufali e uccelli (tutti lì per fare da cibo ai draghi). Per non perdere niente ne ho fatte due di escursioni giornaliere toccando sia Rinca che Komodo.
Il problema? Le gite partono alle 5:30 (e durano 12 ore, torni cotto), il bus che invece mi sta per portare verso l'interno di Flores e le cittadine di Bajava ed Ende invece parte alle 5. L'aereo da Ende che tra altri due giorni mi riporterà verso Bali parte alle 7:35...cazzo, vojo dormiiiiiì! Ciò un sonno che me sta a sbatte da 'n muro a 'n cancelletto!!!! 

Secondo google maps, poco più di 200 chilometri di strada separano Labuanbajo da Bajava.
Bene, appuntamento col bus ore 5 di mattina, arrivo a destinazione ore 4:50 di pomeriggio.
Quasi 12 ore, come è possibile?
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isola di padar
Intanto perché il bus davanti al mio hotel ci è passato alle 6 meno dieci, poi si è fatto un giro tra le campagne a caricare persone e merci e poi è tornato in centro a prendere dei sacchi da un supermercato ed è ripassato davanti al mio hotel alle 7 meno un quarto (ma allora che cazzo mi ci avete fatto mettere a fare alle 5 in piedi al lato della strada mortacci vostra?).
Poi soste frequenti per prendere o scaricare passeggeri, comprare qualcosa dai banchetti al lato della strada con l'autista che cazzeggiava con tutti mentre riceveva 5738 telefonate. La strada era in buone condizioni ma stretta e tortuosa, con tornanti in salita e in discesa che riportavano più volte dalla costa fino ai passi montani a oltre 1000 metri di quota e viceversa. Aggiungici quasi un'ora di fila per fare benzina e la pausa pranzo ed eccoti servite le 12 ore.
In tutto ciò però resta indimenticabile lo spettacolo dell'interno dell'isola di Flores, dove si alternano foreste lussureggianti, brulle praterie, villaggi con case dai tetti in lamiera e risaie sterminate con montagne imponenti che incombono dall'alto. Ha la fama di essere l'isola più bella tra quelle della Sonda: per quanto visto non posso che essere d'accordo.
A Bajava ero convinto che non avrei avuto tempo per vedere niente, invece l'affabile signore proprietario dell'homestay dove alloggiavo, dall'aspetto inequivocabilmente locale ma dai modi e dalla pronuncia da lord inglese, mi ha subito rincuorato: un taxi condiviso parte all'una e impiega solo 3 ore per arrivare a Ende, inoltre loro affittano anche gli scooter. E così la mattinata è passata su due ruote alla scoperta di questi luoghi stupendi. 
Da queste parti la star è il vulcano Inerie: oltre 2200 metri di profilo da manuale e minaccioso come sanno essere i vulcani qui in Indonesia (che quando ci sei sotto e lo guardi ti viene naturale pensare: "non pensarci neanche a svegliarti proprio adesso!"), alle pendici del quale, immersi nella foresta, sorgono i villaggi tradizionali della popolazione Ngada, dalle caratteristiche abitazioni in legno coi tetti di paglia.
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tartarughina
Il taxi poi si è materializzato alle 2 passate (non sono nemmeno sicuro che sia lo stesso di cui si parlava) e si è inoltrato per stradine tra campagna e foreste per andare a raccogliere gli altri passeggeri, così a Ende ci sono arrivato subito dopo che il sole era calato e non ho visto praticamente niente, giusto il profilo della scenografica penisola di cui è all'imbocco e le belle spiagge prima di arrivare, tutto nobilitato dalla luce del tramonto; però così lungo la via ho potuto godere ancora degli strepitosi panorami, vulcani a cono perfetto compresi, che regala quest'isola...peccato solo per le canzoni iper-melense con cui l'autista ci ha ammorbato per tutto il tempo: la migliore era una delle ballatone di Bryan Adams e ho detto tutto...oddio, sempre meglio delle canzoni da chiesa che metteva l'autista in Ghana.
Una passeggiata serale a Ende infine ha dato l'impressione che non mi sia perso molto.
Il suo aeroporto è minuscolo, 6 partenze giornaliere e altrettanti arrivi (i primi due di entrambi erano in ritardo, ho il dubbio che lo siano sempre tutti), e un aereo piccolo come quello dell'andata ora mi ha riportato a Bali per un po' di giorni più tranquilli e senza, si spera, sveglie prima dell'alba. La base però stavolta è Seminyak. 

L'impressione è che Kuta, Legian, Seminyak, Kerobokan, ecc...siano un po' tutte la stessa solfa. Chissà dove la vedono gli altri la differenza.
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tramonti balinesi
Tra l'altro la situazione mare, spiagge, negozi, ristoranti, locali mi ricorda Pattaya o Patong, solo che qui non si vedono mignotte, però sarà pure un troiaio ma la baia di Patong è mooolto più bella.
Poi TUTTI 'sti australiani molesti che infestano la prima (che poi perché dovrebbero stare tutti a Kuta non l'ho capito) nemmeno li ho visti. Comunque, il sud di Bali è certamente meno interessante della parte centrale e verso le montagne, però girando come un invasato in scooter i posti che ti lasciano qualcosa non mancano, come per esempio il mercato del pesce di Jimbaran alle nove di mattina o la bella e selvaggia spiaggia a Padang Padang (d'altronde per arrivarci bisogna farsi un pezzetto sterrato e un sentierino in discesa; pure quella più accessibile e in vista non è male però). I templi invece, l'Uluwatu e il celebratissimo Tanah Lot, li apprezzi più per le vedute sulle scogliere che per il tempio in sé, comunque devo dire che i templi di Bali rispetto a quelli di altri posti nel sud-est asiatico pagano decisamente dazio. 
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al tanah lot
Una cosa molto carina infine è stata vedere liberare decine di cuccioli di tartaruga marina sulla spiaggia al tramonto e tifare per i piccoli mentre arrancavano verso l'acqua.
Sia come sia, 4 giorni di relax, tramonti, bagni in mare, bei paesaggi nella penisola di Bukit e cibo un po' più vario (era già da diversi giorni che il mio stomaco reclamava qualcosa di diverso da pollo e riso bianco), nonché una bella cena in compagnia degli amici che erano anche loro in viaggio in Indonesia e con i quali i nostri itinerari si intrecciavano unicamente ieri sera, mi hanno fatto più che bene e mi hanno dato la giusta carica per affrontare l'ultima tappa indonesiana del mio lungo viaggio, Sulawesi, prima del finale a Singapore. 

P.S. curiosando su internet ho scoperto che quella bella montagnona che sbucava dalle nubi sull'isola che non si caca nessuno tra Lombok e Flores, Sumbawa, ben visibile durante i tragitti aerei, altro non era che il temibile vulcano Tambora, protagonista nel 1815 dell'eruzione più violenta dell'era moderna. Tra l'altro durante questa, la montagna perse ben 1300 metri di altezza (pensa che anima de botto che ha fatto) e prima superava i 4000 metri...mamma mia se so' inquietanti 'sti vulcani indonesiani. 

Dopo tutti questi giorni tra Bali e Labuanbajo, dove la gente si è ormai assuefatta alle tante facce occidentali, avevo quasi dimenticato quanto fosse cortese e amichevole la gente nell'Indonesia meno turistica, dove saluti come "hi mister" o "hello sir" (a ogni "sir" mi viene immancabilmente di alitarmi sulla mano e strofinarmela sulla spalla) ti vengono rivolti da tutti ogni 5 minuti accompagnati da grandi sorrisi e le ragazzette velate arrivano addirittura a chiederti di farsi le foto insieme (d'altronde l'ho sempre detto che nel sud-est asiatico divento particolarmente bello e sexy, poi dopo qualche chilo perso a forza di pollo e riso bianco...).
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come un vip
Makassar ha un nome esotico che inevitabilmente richiama alla mente Sandokan e le tigri di Mompracem o il suo glorioso passato coloniale; chi ha qualche anno in più magari la ricorda anche segnata sugli atlanti con il semplice e immediato nome di Ufgdgrfhitsfhpgkjfsdn (scherzo dai, era solo Ujungpandang), ora però è una moderna metropoli calda e sonnacchiosa, per non dire semideserta durante il primo pomeriggio, non bella se si esclude l'area del forte olandese splendidamente restaurato e conservato, ma che a partire dalle 5 comincia ad animarsi sul piacevole lungomare, dove spunta una lunga fila di chioschi con tavoli e sedie all'aperto e comincia lo struscio di tanti giovani e famiglie rendendo l'atmosfera molto più godibile.
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capre a makassar
Makassar tuttavia è solo un trampolino di lancio per raggiungere la vera grande attrazione della parte meridionale della grande isola dalla forma strana, ovvero la regione di Tana Toraja, spersa tra la giungla e le montagne ma con un panorama culturale e delle tradizioni animiste di grandissimo interesse. Tra l'altro le tipiche abitazioni della zona dalla curiosa forma che ricorda lo scafo di una nave vanno a formare un curiosissimo trait d'union tra questa che è la mia ultima tappa in terra indonesiana e l'area del lago Toba nel nord di Sumatra, diverse migliaia di chilometri più a ovest, che invece è stata una delle prime destinazioni del mio viaggio oltre un mese fa.
Tana Toraja è famosa per le lunghe ed elaborate cerimonie funebri della popolazione animista, le quali durano anche sei giorni e in ognuno di essi si tengono delle particolari attività, dalle processioni di cordoglio alle donazioni oppure alle esposizioni delle mummie. 
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viva i gechi
Macabro eh? Niente in confronto a quello che mi è toccato a me: di due cerimonie cui sono riuscito a prendere parte, entrambe erano al giorno dove si sacrificavano gli animali, maiali e soprattutto bufali, che hanno il compito di accompagnare il morto nell'aldilà. Praticamente un mattatoio, sangue a fiumi (perché poi li macellano direttamente lì sul posto) e odori gradevolissimi. La regione però è anche famosa per le tombe scavate nella roccia, le grotte, le sorgenti e i bellissimi paesaggi naturali tra i monti, le foreste, le risaie e i villaggi tradizionali, insomma un posto davvero bellissimo, peccato per le 9 ore di bus necessarie per arrivarci da Makassar e, nonostante gli stupendi paesaggi che si attraversano, ora farmene altre 9 per tornare nella metropoli non mi alletta molto, ma c'è un aereo che mi aspetta (anzi, due in effetti visto lo scalo a Jakarta) e Singapore che chiama.
Cose curiose a Makassar:
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orso bintang
- al lato dei vialoni, sui marciapiedi in zona piuttosto centrale, c'erano dei greggi di capre che sostavano beati;
- sul lungomare sorge un bel monumento a un bufalo bianco, che poi ho scoperto qui a Tana Toraja che questo particolare bufalo viene sacrificato solo dalle famiglie nobili perché costa diverse decine di migliaia di euro a capo;
- passeggiando piacevolmente sul lungomare, davanti alla scritta "city of Makassar" c'erano 5 ragazzette a farsi le foto. La curiosità? 4 di loro avevano il velo integrale, si vedevano solo gli occhi e la quinta ovviamente era quella che scattava.
Fatevi infine due risate col menu del ristorante di Rantepao (Tana Toraja) dove ho cenato: -cosa prende da bere?- -un bell'ORSO Bintang grande fresco fresco!- 
Avevo paura del viaggio di ritorno da Rantepao a Makassar...e facevo bene! È stato spossante, anche perché invece delle 9 ore programmate ha superato le 10, tra sobbalzi e scossoni. Poi dalla stazione all'albergo un'altra buona mezz'ora dietro a uno scooter, con lo zainone sulle spalle, per le strade di questa città che di giorno sembra deserta ma dopo il tramonto esplode letteralmente di traffico e di gente. 
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sui tetti di songapore
Una delle cene peggiori del viaggio con un piatto a base di quei noodles che loro chiamano "crunchy" ma che per noi sono semplicemente "crudi" ha completato l'opera di un saluto all'Indonesia non proprio ideale dopo oltre un mese di idillio, mitigato dal fatto che la cena non l'ho pagata (un tizio, visto il locale pieno, ha chiesto di sedersi al mio tavolo, ha riempito di ketchup quei noodles del cavolo e ha fotografato il piatto, ha mangiato al volo, mi ha fatto un cenno di saluto e senza dirmi nulla ha pagato tutto, che poi alla cassa quando sono andato a pagare erano basiti quanto me) e dal gruppone di simpatici ragazzini sul lungomare che con la scusa di accendere (che poi avrete 14 anni si e no, che cazzo vi fumate? Ecco com'è che poi venite tutti alti come puffi) mi si sono accollati mentre mi fumavo una paglietta, con le ragazzine che mi facevano le risatine imbarazzate mentre i loro compagnucci più smaliziati mi snocciolavano tutte le parole inglesi che avevano imparato a scuola. È stato divertente.
La mattina alle sette invece (voglio sperare solo la domenica) il lungomare di Makassar è chiuso al traffico e si vedono famiglie a passeggio e gente che fa jogging; poi appena farà più caldo riscompariranno tutti fino a sera immagino, ma intanto io il passaggio per l'aeroporto dove lo trovo ("grab" santo subito)?
Tra voli, scali a Jakarta con cambi di terminal e lunghe tratte in metro, arrivare a Singapore ha richiesto un'altra giornata intera di viaggio, la seconda consecutiva.
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super trees
La famosa città-stato asiatica è un posto particolare, ci trovi un po' di tutto ciò che riguarda il continente, dai 7eleven (patrimonio UNESCO) alle macchinette purikura per farsi le fototessere e riempirle di effetti. Poi è tutto così pulito e preciso, tanto che quando passi da Chinatown a Little India al quartiere arabo cambiano i negozi, vedi una leggera differenza di prevalenza da parte di un'etnia piuttosto che (nel senso di "invece di"...bestie) un'altra, ma l'ambiente fatto dalle casette coloniali carine, pulite, colorate, deliziose è esattamente identico. È talmente perfettino che sembra la Chinatown di Barbie...anche la moschea sembra quella di Barbie (compra la nuova Barbie velata, se prendi pure la moschea in omaggio Ken con la barba che se premi il tasto sulla schiena comincia a fare i versi tipo "mal di pancia").
Non mi sta convincendo del tutto, però è interessante e va vista. Poi una passeggiata notturna a Marina Bay e ai Gardens by the Bay un sentito "mortacci!" me lo ha strappato eccome. Ora me li vado a vedere alla luce del sole, l'ultimo racconto del viaggio come sempre sarà da casa, anche questa volta è (quasi) fatta. 

E così anche il mio viaggio itinerante più lungo di sempre (sono atterrato a casa alle otto di mattina del 45-esimo giorno di viaggio) è arrivato alla fine. 
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indù
Si, i Gardens by the Bay sono uno spettacolo anche di giorno, peccato che una delle due grandi serre fosse in manutenzione e allora mi è sembrato meglio limitarsi alla passeggiata sulle passerelle dei super-trees con vedute panoramiche da vertigini. Anche i giardini botanici, che invece si trovano dalla parte opposta della città, sono meravigliosi, d'altronde sono patrimonio UNESCO, mentre i percorsi nel distretto coloniale e all'ombra della selva di grattacieli fanno senz'altro la loro figura. Piacevole è infine la zona dei quays in riva al fiume che dà il nome alla città, ma anche questa è una zona “di Barbie”, coi magazzini portuali ridipinti in colori pastello, anche graziosi a vedersi ma un po' senza senso. 
Non c'è dubbio che Singapore valga bene qualche giorno di visita e probabilmente conserva diversi spunti interessanti anche per le visite successive che, sono pronto a scommetterci, non mancheranno; mamma mia che caldo che fa però, il sole che picchia forte unito alla grande umidità sono veramente spossanti. Sarà che mi ero abituato bene alla sopportabilissima situazione di Giava, Bali e Flores, ma qui ho patito. 

Dalla scrivania di casa dunque è arrivato il momento di tirare qualche somma: l'Indonesia è un posto magnifico e interessante, con diversi siti veramente unici, soprattutto naturalistici ma anche con diversi aspetti culturali e infine con una popolazione estremamente accogliente e amichevole. 
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rana
Vale assolutamente la pena di esplorarla anche nei luoghi meno celebrati (in diversi casi direi “soprattutto”, perché devo ribadire che seppure tutto sommato Bali può essere definita un bel posto, io trovo che sia decisamente sopravvalutata e le cose che mi hanno veramente colpito le ho trovate altrove) andando in alcuni casi addirittura anche a scavare nelle grandi metropoli che a un primo sguardo risultano tutt'altro che attraenti ma che nascondono aspetti e situazioni che non mancheranno di stupire. Il rovescio della medaglia sono le tante giornate perse per effettuare spostamenti che altrove richiederebbero solo qualche ora e, cosa purtroppo non nuova nel sud-est asiatico, l'assoluta mancanza di coscienza ecologica degli abitanti: effettivamente girando per l'Europa e il Mediterraneo non si percepisce assolutamente quanto il problema dell'inquinamento da plastica sia reale. 
Per concludere qualche fatto curioso constatato durante il viaggio: 
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sono un insegnante delle superiori, posso usarlo?
- le moschee più moderne da queste parti tendono ad essere un po' pacchiane, con inserti in metallo luccicante e plastica colorata che talvolta esula anche dal sacro colore verde (una aveva dei pannelli rosa); 
- a Giava i treni locali hanno diversi vagoni riservati solo alle donne, anche 2 su 6 totali, e persino gli autobus urbani in alcuni orari riservano una parte esclusivamente al sesso femminile; 
- in Indonesia tutti i gatti hanno la coda mozzata in parte o quasi completamente, non ho la più pallida idea del perché; qualcuno lo sa? 
- è molto più comune tra i locali mangiare con forchetta e cucchiaio che con le bacchette; 
- il costo della vita è bassissimo, tuttavia una bottiglia di birra costa più di una portata principale (riso e pollo riso e pollo riso e pollo...); 
- se chiedete una Fanta senza specificare “all'arancia” vi verrà servita alla fragola; 
- Ines è un nome sorprendentemente comune, inoltre i cristiani, che sono parecchi, tendono a usare i nomi dei santi, così ho avuto a che fare con Christopher, Rita e simili e inoltre quando vedevano il mio cognome tutti mi dicevano come Sebastian sia un nome comunissimo; 
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arrivederci e grazie
- ho visto frutta di cui non sospettavo nemmeno l'esistenza: tutti o quasi conoscono i lychees, il dragon fruit, la guava (o guajava che dir si voglia, sia nella versione rosa che in quella bianca) o il famigerato durian, poi chi mi legge avrà sentito del sirsak (internazionalmente conosciuto come soursop, dalla polpa fibrosa poco piacevole ma dal gusto dolce e il cui succo ho adorato alla follia), ma poi sono usciti fuori il Jack fruit (simile al durian ma più grande e oblungo e poi non puzza), lo snake fruit (perché la buccia somiglia alla pelle di un serpente), il mangosteen (che una volta sbucciato sembra un aglio, ma è buono e doce), il tamarillo (una palletta rosso scuro, la consistenza della polpa sembra quella di un cachi ma è più aspro) e chi più ne ha più ne metta.
- quant'è bello sentirsi chiamare “sir” e ricevere sorrisi su sorrisi!

 Ecco anche il mio video dove si vedono i luoghi relativi a questa seconda parte di viaggio:




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